Non esiste giornalista al mondo - giornalista vero, non quei tartufi conformisti che vanno in televisione a ogni ora del giorno e della notte a dire le cose che piacciono alla gente che piace - che non avrebbe dato il sangue pur di intervistare Hitler. E anche Stalin, naturalmente, che è stato un tipetto addirittura più demoniaco di Hitler. Chi lo nega è un cretino. O un dilettante. O un fariseo.
Nei giorni scorsi, mentre eravamo tutti quanti impegnati a contabilizzare le ennesime vittime del Covid e a celebrare con la consueta sobrietà la morte di Maradona - genio unico e inarrivabile, ma se dovessimo individuare chi ha rivoluzionato per davvero la storia del calcio dovremmo scegliere Cruijff: così come esiste una letteratura prima di Céline e una dopo Céline, così esiste un calcio prima di Cruijff e uno dopo Cruijff - gli scienziati che governano la Rai, accompagnati da torme di statisti degni di De Gaulle e De Gasperi e di intellettuali degni di Montesquieu e Stuart Mill hanno sfornato una polpettina avvelenata a base di censura e moralismo da veri fuoriclasse del genere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA