Meloni oscura tutti e pensa alle urne

L’anno che sta arrivando, come cantava Lucio Dalla, tra un anno passerà. Ma qualcuno, sulla falsariga del brano, si sta già preparando. Tutto questo attivismo del Pd sul “federatore” del centro della coalizione di centrosinistra - in lizza ci sono Ernesto Ruffini, attuale numero uno dell’Agenzia delle Entrate e il sindaco di Milano, Beppe Sala – nascerebbe anche dal timore che Giorgia Meloni faccia saltare il tavolo dimettendosi e riportando il paese alle urne confidando di vincere quello che diventerebbe un referendum su di sé. Del resto, specie negli ultimi tempi, la premier sta oscurando in termini di visibilità e apprezzamenti anche e soprattutto internazionali (l’ultimo, ma non unico è quello di Donald Trump) tutto il resto della compagine, compreso il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che, con la manovra in dirittura d’arrivo, dovrebbe godere del favore dei riflettori, così come il suo “capo”, Matteo Salvini, che vive in pratica accampato davanti alle luci della ribalta.

Invece sembra esistere solo lei, forse anche perché è riuscita a mettere la mordacchia alle tante uscite improvvide di coloro che compongono la sua squadra.

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