Meloni e la tenzone sul terzo mandato

Adesso Giorgia Meloni è come Virna Lisi: oggi, all’incontro di inizio anno con la stampa, può dire quello che vuole, non tanto per l’avvenenza della bocca come la diva, quanto per lo strepitoso successo politico del ritorno a casa di Cecilia Sala dopo la visita a Trump che tanti strali dall’Italia e non solo le aveva attirato addosso.

Ora c’è un’altra partita politica che attende il capo del governo: la questione del terzo mandato. Con ogni probabilità oggi il Consiglio dei ministri deciderà di opporsi alla ricandidatura di Vincenzo De Luca, l’esponente Dem inviso a Elly Schlein reduce da due mandati alla guida della Campania. Il che innescherà il previsto “effetto Zaia”. Anche il doge leghista del Veneto non vorrebbe lasciare la poltrona su cui è stato issato cinque anni con un consenso degno più della Bulgaria che non della Serenissima. Giorgia, però, forte dei risultati nelle più recenti elezioni politiche ed europee vuole prendersi la Regione, anche perché nessun esponente del suo partito ne guida una del Nord. E l’unica possibilità di cambiare cavallo è quella di azzoppare Zaia, che sarebbe il candidato naturale a vita per quel posto. I rischi però non mancano.

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