Visto che siamo perennemente sommersi dalla fuffa - là il mondo sta per saltare in aria, qui ci si accapiglia su Zelensky al Festival di Sanremo, per dire il livello… - una riflessione come quella di Liliana Segre a margine delle celebrazioni della Giornata della memoria è invece da conservare alla stregua di un bene prezioso.
La senatrice a vita, scampata all’Olocausto, si è detta pessimista sul futuro perché, a suo avviso, fra qualche anno sulla Shoah ci sarà solo una riga sui libri di storia e, poi, non ci sarà più neanche quella. L’analisi è di quelle lapidarie, ricorda il finale di uno dei magnifici romanzi del premio Nobel Isaac Bashevis Singer, gigantesco narratore dell’epopea della civiltà yiddish, che ha sempre raccontato senza un’oncia di retorica e di vittimismo e, anzi, con un nichilismo di inaudita spietatezza la cosmogonia di quel mondo, la sua brutale sparizione e, più in generale, il cuore nero della natura dell’uomo.
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