Da qualche tempo a questa parte, chissà come mai, ci sentiamo tutti quanti in dovere di dire qualcosa di particolarmente intelligente sulla scomparsa di un personaggio celebre.
In verità, è una pulsione che accompagna l’essere umano da sempre, ma che si è via via ingigantita con l’affermarsi del predominio planetario della microborghesia impiegatizia deideologizzata e deresponsabilizzata - e non è questione di soldi, perché, in fondo, i milionari e quelli che faticano ad arrivare a fine mese la pensano allo stesso modo, possiedono le stesse coordinate culturali, aspirano alle stesse cose - ed è poi esplosa con la dittatura dei social. E ogni volta è un tassello in più. Inesorabile.
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