Femminismo ogni tanto è sinonimo di squadrismo. Ne sa qualcosa la povera coordinatrice delle donne del Pd di Rimini, che dopo aver detto alcune cose di assoluto buonsenso sul caso delle presunte molestie sessuali all’adunata degli alpini, è stata appesa per i piedi al lampione di piazzale Loreto e, di fatto, costretta alle dimissioni.
Sonia Alvisi - questo il nome della nuova Infame, della nuova Sgualdrina, della nuova Claretta - si è permessa di rilasciare un’intervista alla Stampa nella quale, commentando il caso delle centinaia di segnalazioni (ma non denunce) di molestie raccolte da un’associazione femminista, sottolinea l’importanza di un atto formale per far sì che le segnalazioni siano più credibili. Il ragionamento è limpidissimo: “Non sappiamo cosa sia successo. Se queste ragazze hanno subìto una molestia è giusto che si rivolgano alle autorità, anche contro ignoti. Se subisco una molestia devo andare subito a denunciarla, perché se poi dico qualcosa senza averlo fatto divento meno credibile rispetto a quello che ho subìto”.
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