La morale della favola è che la “fetida” politica, alla fine, ha sempre la meglio sull’antipolitica. Che questa sia una favola, sia pure con un fine magari non lieto, lo dimostrano anche la presenza di un Grillo parlante e “vaffante” e di un Conte che vuole farsi re, ma rischia di restare senza corona e, senza scorta, se questa è rappresentata dai voti che, vedi alla voce Liguria, stanno precipitando. In più il fondatore ha chiamato in causa altri personaggi fiabeschi quali lupi e pecore. La storia, lo avete capito è quella del Movimento Cinque Stelle che rischia ora di diventare polvere degli astri, polvere da sparo, anche, per fortuna solo in senso politico, visto quello che sta accadendo tra il fondatore, il Grillo (Beppe), appunto e il presidente il Conte (volendo Beppe anche lui in quanto Giuseppe). Quello che i due si dicono non è “l’heilà Beppe” dell’irresistibile personaggio della strip Lupo Alberto, Enrico La Talpa. Anzi, se stanno cacciando di ogni.
Ma per tornare all’incipit di questo articolo bisogna andare a vedere dove è avvenuto il “parricidio” di Conte contro Grillo, a cui sono stati tolti i 300mila euro annui che il Movimento gli corrispondeva in veste, più o meno, di consulente per la comunicazione. L’ex capo dei due governi lo ha fatto al cospetto di Bruno Vespa, per farlo inserire nel suo ultimo libro natalizio, di cui, come sempre, cominciano a essere diffuse le anticipazioni.
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