In Giappone, si sa, il gatto è sacro. Nessun altro Paese può dirsi più devoto a uno specifico animale domestico. Il gatto (“neko” in giapponese) si adatta perfettamente al tratto psicologico nazionale e rappresenta senza sforzo la spiritualità orientale: mistero, naturalezza, perfino quel tanto di indifferenza.
La sua bellezza, poi, pare studiata apposta per elettrizzare i giapponesi. In carne e pelo, i felini sono il modello iperuranico dell’aggettivo “kawaii”, che a scelta può essere tradotto con “adorabile”, “grazioso”, “carino”.
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