Via la fiamma dal simbolo di Fdi?
Negri: «Non ne vedo la ragione»
Butti: «Occorre prudenza»

Il sottosegretario: «Quella fiamma, che merita rispetto per aver rappresentato un riferimento ideale per milioni di italiani, è comunque presente nel simbolo che ha consentito al primo presidente donna e conservatore di vincere le elezioni e oggi convince il 30% degli elettori che quindi lo valutano positivamente e lo legittimano»

«Non c’è alcun motivo di modificare un simbolo che ha dimostrato il suo successo». Alessandro Negri, segretario della federazione lecchese di Fratelli d’Italia, non è per niente convinto della proposta di rimuovere la fiamma tricolore, richiamo al movimento sociale italiano, dal simbolo del proprio partito. A lanciare l’idea negli scorsi giorni è stato un dirigente importante dei meloniani, ossia il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il quale, in un’intervista al Foglio, ha dichiarato: “Se vogliamo andare avanti, e noi certamente vogliamo guardare avanti, cioè al futuro, allora arriverà anche il momento di spegnere la Fiamma, arriverà il momento in cui la toglieremo dal simbolo. Magari non sarà presto ma arriverà». La fiamma tricolore era sparita nel 2009 quando Alleanza nazionale era confluita con Forza italia nel Popolo della liberta ed era ritornata nel 2014. «Abbiamo raggiunto – sottolinea Negri - il 30% di consensi con questo simbolo, con quella fiamma che incarna valori profondi e un patrimonio identitario. Questo tipo di discussione non ha fondamento al momento. Non c’è alcuna ragione per cambiare un simbolo che ha portato ottimi risultati». Lo scorso lunedì, in una conferenza stampa a palazzo Falck, Negri ha annunciato l’ingresso nel partito di una trentina di amministratori locali. Il richiamo alle radici e al patrimonio identitario è stato ripetuto a più riprese.

Cautela e prudenza rispetto alla rimozione della fiamma dal simbolo sono state espresse anche dal comasco sottosegretario Alessio Butti. «Quello sul simbolo – spiega il dirigente meloniano - è un dibattito del quale, in questo momento, non avverto una particolare esigenza. Queste cose si discutono e decidono nei congressi, non sui giornali. Sono processi che vanno spiegati e argomentati anche alla luce dell’evoluzione politico sociale in corso, cosa impossibile da fare in qualche riga sul giornale». Attualmente Butti ricopre il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’innovazione tecnologica. «A quella Fiamma – conclude il politico comasco - ho dedicato gli anni più belli della mia attività politica. Una passione coraggiosa, romantica e viscerale. I tempi sono cambiati certamente per i contenuti, per la postura politica, per le novità spesso critiche da affrontare, ma sui simboli, che non sono propriamente brand commerciali, occorre prudenza. Quella fiamma, che merita rispetto per aver rappresentato un riferimento ideale per milioni di italiani, è comunque presente nel simbolo che ha consentito al primo presidente donna e conservatore di vincere le elezioni e oggi convince il 30% degli elettori che quindi lo valutano positivamente e lo legittimano. Ne parleremo al momento opportuno e nelle sedi opportune, senza polarizzazioni o pregiudizi».

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