Rete idrica valtellinese, approvato
il maxi accordo nell’assemblea di Secam

Via libera al finanziamento Pnrr, con i fondi dell’Aqst a fare da garanzia. Un incontro molto partecipato con attimi di tensione e l’ok finale di tutti i partecipanti ad eccezione di Grosotto

Via libera al finanziamento Pnrr, con i fondi dell’Aqst a fare da garanzia. Dovrebbero essere le risorse delle acque, vincolate appositamente e pronte a ritornare nella disponibilità del territorio a progetto completato, insieme a eventuali fondi del Bim, a fornire all’Ato la copertura dei rischi nell’eventualità che gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza legati agli interventi sulla rete idrica non vengano raggiunti a causa della ristrettezza dei tempi. È questo l’accordo raggiunto ieri dai soci di Secam, la società interamente pubblica che si occupa del sistema idrico integrato valtellinese, al termine di una partecipatissima, ma estenuante e a tratti accesa assemblea.

Perché se il presupposto da cui sindaci e presidenti di Comunità montane presenti (70 su 83) sono partiti è che perdere un’occasione del genere - 28,8 milioni di euro a fondo perduto per fare opere che dovrebbero comunque essere realizzate per rendere la rete idrica efficiente - sarebbe stato un peccato mortale vista la straordinarietà, sulle garanzie richieste dall’Ufficio d’ambito, soggetto di controllo di diretta emanazione della Provincia, i distinguo sono stati numerosi. L’Ato ha infatti chiesto 8,5 milioni di euro temendo che, visti i tempi stretti, non si riesca ad attuare l’intervento raggiungendo tutti gli obiettivi e che quindi i fondi vengano chiesti indietro. «Una richiesta assunta senza sentire i soci» ritenuta assurda per qualcuno. «Finanza creativa» l’ha definita il sindaco di Grosotto Antonio Sala Della Cuna (neppure il ministero la richiede per concedere i finanziamenti), improntata alla massima cautela per qualcun altro, da coprire solo con le risorse di soci o soggetti terzi secondo l’interpretazione di Secam dell’accordo trovato nella riunione ristretta di lunedì sera alla presenza anche dell’assessore regionale Massimo Sertori, da coprire anche con la compartecipazione di Secam secondo l’interpretazione di quegli stessi patti riportata dal sindaco di Sondrio Marco Scaramellini e confermata dal presidente della Provincia Davide Menegola.

Una divergenza di interpretazione che ha portato a un passo dal fallimento dell’accordo, dopo due ore e mezza di discussione, al momento del voto. «L’assemblea - ha letto il dispositivo della delibera il presidente di Secam Raffaele Pini - dà mandato al cda di Secam di procedere con la sottoscrizione dell’atto d’obbligo per l’accettazione del finanziamento con il ministero e anche a quello con l’Ato, condizionandolo al rilascio da parte di uno o più soci o soggetti terzi di idonee garanzie con impegno di Ato a riconoscere immediatamente i flussi finanziari a Secam a prescindere dalla quota data in garanzia e ad operare le modifiche a quanto scritto nell’arco di quindici giorni».

«No, gli accordi trovati lunedì al tavolo non erano questi - è intervenuto il sindaco di Sondrio -. Si era detto che anche Secam avrebbe compartecipato alla garanzia». «Avevamo confermato la percentuale del 2% richiesta dagli accordi - ha ribattuto Pini - arrivando anzi a un milione di euro rispetto ai 600mila previsti». «Gli accordi erano altri» è sbottato Menegola.

Attimi di panico in aula, fintanto che non è stata chiesta una sospensione di dieci minuti. Che sono diventati più di mezz’ora con il presidente della Provincia, presidente e amministratore delegato di Secam, sindaci dei comuni capoluogo di mandamento e presidenti degli enti montani riuniti al piano di sopra della sala consiliare a cercare un nuovo accordo. Che alla fine, con fatica e qualche ritrosia di Menegola, è stato trovato. Con l’aggiunta dell’impegno della Secam alla copertura della garanzia nel limite di quanto previsto dalla convenzione in essere (1,6 milioni di euro e non 600mila euro come erroneamente dichiarato precedentemente dal presidente Pini). Proposta infine approvata da tutti con il solo voto contrario del sindaco di Grosotto.

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