Piazza: «Candidato sindaco a Lecco?
Faccio un passo indietro per non dividere»

Intervista al leghista sottosegretario regionale: «Avevo offerto la mia candidatura, ma è evidente che si tratta di un nome che non contribuisce a svelenire il clima, e anzi suscita alcune contrarietà. Togliere il mio nome può aiutare a ricostruire un clima coeso e sereno nella coalizione, senza il quale temo che il centrodestra non abbia le condizioni per vincere»

«Faccio un passo indietro. Non sarò candidato sindaco. Il clima nel centrodestra è troppo avvelenato». È con queste parole che il sottosegretario regionale Mauro Piazza getta sul tavolo delle elezioni 2026 l’ennesima carta “Imprevisti” (per stare alla metafora del Monopoli). A pochi giorni dalla proposta del consigliere regionale FdI, Giacomo Zamperini (che invocava le primarie facendo anche il nome di Piazza), il leghista se ne tira fuori. E mette ordine alla difficile rincorsa del centrodestra al soglio di Palazzo Bovara.

Niente primarie, quindi? «Non ho contezza esatta della proposta di Zamperini, ma non credo sia una colpa grave. Se il tema è quello delle primarie, credo che a questo punto il candidato sia sorteggiabile anche con una tombolata. Occorre in realtà un approccio serio e non estemporaneo: credo che le forze politiche del centrodestra si debbano confrontare per trovare una soluzione, un metodo condiviso (peraltro, trattandosi di un capoluogo, diranno la loro anche le segreterie regionali) per individuare il candidato. Visto il sentimento trasversale dei lecchesi che invoca una vera e propria liberazione della città, il suggerimento che offro è casomai quello di coinvolgere le altre forze civiche che hanno condiviso un giudizio negativo sull’amministrazione e conducono una legittima battaglia di opposizione. Se l’obiettivo è quello di una proposta politica efficace è necessario ampliare il perimetro oltre le chiese e le sacrestie dei partiti direttamente riconducibili al perimetro del centrodestra».

E dentro il centrodestra non ravvisa questa volontà? «Diciamo che credo ci sia un clima particolarmente confuso e avvelenato, in questo momento. L’episodio più significativo è quello dell’elezione del cda di Linee Lecco, dove le prerogative dei consiglieri sono state scavalcate da qualcuno: credo sia la spia d’allarme».

Lei aveva detto di essere disponibile a candidarsi sindaco. «Avevo offerto la mia candidatura, ma è evidente che si tratta di un nome che non contribuisce a svelenire il clima, e anzi suscita alcune contrarietà. Ritengo che il mio contributo allora potesse essere quello di rendermi disponibile, tanto quanto oggi sia quello di fare un deciso passo indietro. Togliere il mio nome può aiutare a ricostruire un clima coeso e sereno nella coalizione, senza il quale temo che il centrodestra non abbia le condizioni per vincere».

Deluso? «Nessuno mi prescrive di fare il sindaco. Faccio ben volentieri il mio lavoro in Regione. In fondo il sindaco è un plus di responsabilità e, consentitemi, di rogne. Ti pone costantemente in prima linea e, nel caso specifico di Lecco, chiunque arrivi dopo questa amministrazione troverà una macchina comunale indebolita dagli addii di questi anni. Non lo vivo come un disastro, insomma. Ingenuamente, a differenza del carattere machiavellico con il quale mi dipingono, ero convinto che la mia proposta potesse essere accolta in modo positivo. Evidentemente avevo sottovalutato alcuni anticorpi e prese di posizioni ormai palesi».

Chi correrà, quindi, contro Gattinoni nel 2026? «Ritengo che nel centrodestra si possa trovare un candidato adeguato iniziando a considerare chi sta facendo un ottimo lavoro di opposizione a Palazzo Bovara. Ovviamente non faccio nomi per rispetto delle persone e per non creare imbarazzi, ma in un clima ricostituito e rasserenato non credo sarà difficile trovarla. Qualcuno ha detto che l’ultima volta non c’è stato un approccio sufficientemente umile: non è mancata l’umiltà, casomai i voti. Alcuni partiti non hanno avuto nemmeno la forza di compilare una lista completa di candidati consiglieri. Resta il fatto che, tutto sommato, la coalizione era sufficientemente compatta sul nome di Peppino Ciresa: bisogna invece evitare l’errore e i tempi dell’altra volta arrivando troppo sotto data. Le segreterie dei partiti hanno ora il compito di avviare per tempo il percorso. Per conto mio, sosterrò la figura che verrà scelta e sarò impegnato in prima linea».

Insomma, non ci sarà il Mauro contro Mauro. «Meglio così, nel senso che reputo ci sia anche un elemento positivo nel mio passo indietro. Contribuisce a sfumare uno scontro che (se è accaduto per colpa mia, me ne scuso) è forse apparso un po’ troppo personalizzato. Questa narrazione del “Mauro giusto” (in fondo, quale sia quello giusto lo decidono i cittadini alle urne) forse era un po’ eccessiva ed è giusto che la politica vada avanti per relazioni o contrapposizioni mai eccessivamente personalizzate».

Nessun ripensamento? «L’unico modo per vedermi candidato è che il centrodestra non si presenti unito. A quel punto, se il mio partito mi chiedesse di presentarmi, non potrei dire di no. Ma è uno scenario che faremo di tutto per scongiurare».

A proposito, come sta la Lega? «La Lega gode di ottima salute. Al di là delle kermesse e degli spostamenti di bandierine (occorre peraltro capire per quali ragioni si spostano, se seguono il vento o un progetto politico credibile), il Carroccio vive una stagione di ottima presenza nel Lecchese. Alle scorse provinciali, i voti riconducibili alla Lega sono stati oltre il 50% di quelli della lista Hofmann. Ci sono enti sovracomunali dove la Lega ben governa e, nonostante l’autosufficienza, ha preferito farlo in un’ottica di coalizione e collaborazione. Credo comunque che dobbiamo rafforzare la nostra proposta identitaria, di sindacato del territorio, e non governare mai per una questione sterile di potere (anche perché negli enti locali c’è poco potere, e molte rogne)».

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