L’intervista. Gattinoni: «Grazie a noi Lecco ha cambiato ritmo. Gli sfidanti? Li attendo»

Sindaco dal 2020, ricandidato per il bis. «Sicurezza? Vale la percezione, ma grande lavoro del nuovo questore»

Lecco

Il futuro della Piccola, del Quarto Ponte e della ricettività di Lecco, ma anche la valutazione sul famoso “cambio di passo” che era l’obiettivo di inizio mandato e, non ultimo, uno sguardo alla campagna elettorale ormai alle porte.

Questi i temi sul tavolo del sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, nella canonica intervista di inizio anno. L’anno in questione, però, è tutt’altro che rituale. Il 2025, del resto, è l’ultimo anno “pieno” del suo mandato. Naturale, quindi, lasciarsi andare a una serie di bilanci, politici e amministrativi.

Parliamo della Piccola. A che punto siamo?

«Il gestore ha chiesto fino a sei mesi per l’allestimento degli spazi commerciali e culturali. Poi, con un investimento extra di 400mila euro, lavoreremo sul verde esterno, tra le stecche e il Politecnico. L’idea è abbattere parte del muro e creare un raccordo con il Campus».

E gli spazi interrati?

«Il progetto dei parcheggi interrati è stato approvato in linea tecnica: si parla di due piani interrati e una piastra in superficie in grado di reggerne anche altri cinque. Tutto questo però riguarda la fase 2 degli interventi alla Piccola, nella quale è compreso anche il dibattito Pgt su quale funzione dare al resto dell’area. Ciò che posso confermare è che è stato rilevato l’interesse di alcuni operatori privati per abbinare la gestione dei 700 parcheggi a pagamento con la costruzione del tunnel previsto tra l’attuale rotonda e via Arlenico».

Capitolo Quarto Ponte. Tutti d’accordo per la doppia corsia, ma ora servono i fondi. Da chi possono arrivare?

«Prima di Natale ci siamo incontrati con la Provincia e i Comune della cintura lecchese: la scelta è stata quella di riprogettare l’entrata e l’uscita da Lecco nel suo complesso. Quindi considerando la doppia corsia del Quarto Ponte, ma anche la razionalizzazione del raccordo tra Ponte Kennedy e rotonda di Malgrate. Si tratta quindi di chiedere 25 milioni invece di 20. A chi? L’idea è che i fondi siano ministeriali, vale a dire nel capitolato di ciò che Regione chiederà ad Anas di realizzare».

E gli investimenti per i nuovi alberghi in città? Cosa si sta muovendo?

«Alle Caviate il progetto si è evoluto per esigenze della Soprintendenza, mentre in piazza Diaz abbiamo dovuto discutere sul passaggio di sottoservizi tra un capo e l’altro dell’area. Risolti questi aspetti, entrambi i progetti sono ora molto vicini ad essere presentati. Discorso diverso per la Quarta torre delle Meridiane: recepita la richiesta della proprietà, se ne parlerà durante il dibattito sul Piano di governo».

Facciamo due conti. Cosa arriverà in porto entro fine anno?

«Beh, tutto quello che rientra nel discorso Pnrr deve obbligatoriamente rispettare il termine del 2025. Lungolago, villa Manzoni, nido a Bonacina e Teatro Sociale. In ritardo, ci tengo a dirlo, c’è solo quello che non appartiene alla nostra gestione: Prefettura, Tribunale e caserma dei pompieri».

Il 2025 è di fatto l’ultima annata piena del suo mandato. Sensazioni?

«Il tempo è volato, eppure sembra anche passata un’eternità. I primi due anni di gestazione sono stati lunghissimi, incassavo anche l’ironia di chi chiedeva dove fossero i cantieri. Poi, soprattutto l’anno scorso, sono arrivati. Il passo è cambiato e va mantenuto. Merito ovviamente della mia squadra, ciascuno con le proprie peculiarità, e di una maggioranza che ha saputo arricchire programmi e progettualità».

Ci si avvicina a lunghi passi alla campagna elettorale. La sua ricandidatura è già cosa fatta. Quale avversario attende?

«No comment sui nomi. Attendo di saperlo anche io. Qualcuno mi metteranno pur contro da destra, giusto?»

Primavera 2026 non è lontana, anzi. Quale campagna elettorale si aspetta?

«Faccio parte ormai da qualche anno del ceto politico, ovviamente sul gradino più basso, ma credo che in fondo per la gente conti quello che si fa, che vede realizzato. Certo, ci sarà la dialettica politica, ma probabilmente è quello che oggi interessa meno».

Cosa risponde a chi le rimprovera un modello di amministrazione con meno dialogo e condivisione delle scelte?

«Non mi pare che questa narrazione corrisponda al cero. Tanti progetti realizzati non sarebbero stati possibili senza condivisione con la città e le sue anime. Faccio un esempio recente: abbiamo aperto sotto Natale i termini per partecipare al Bando emblematico legato ai temi culturali e manzoniani, raccogliendo la candidatura di oltre quaranta soggetti, anche operatori commerciali. Il mio mantra, fin da inizio mandato, è che la comunità è più grande del Comune».

Torniamo alla campagna elettorale. E se il primato, prima ancora che i nastri tagliati, se lo prendesse il tema della sicurezza in città?

«I temi della sicurezza in città sono riconducibili a due distinti ambiti: spaccio e criminalità organizzata. Per quanto riguarda il primo, va notato che risse e violenze sono sempre interne a quei gruppi, non sfiorano mai i singoli cittadini. Il secondo è più sotterraneo, ma sulle infiltrazioni mafiose non abbassiamo la guardia».

Poi però c’è un tema di percezione dei cittadini. La frase canonica è che ormai attraversare certi luoghi di Lecco, in certe ore del giorno, non offre più garanzie di sicurezza. È evidente che una simile percezione riguarda dinamiche e aree ben più ampie di una singola città, ma come dar loro torto?

«Mi permetto una battuta. È difficile pensarla diversamente quando ogni sera dieci minuti di telegiornale ci parlano di morti e violenze. La percezione che ormai si ha del mondo che ci circonda è quella. Una colonna sonora che ormai non è un’esclusiva delle grandi città. Dico anche, però, che la percezione è un conto, e l’esperienza visiva e diretta della microcriminalità è un altro. E in questo senso voglio ribadire che il lavoro messo in campo dal nuovo Questore, con i passaggi straordinari da Natale, è davvero eccezionale. E credo che i risultati si vedano».

Com’è cambiata la città in questi cinque anni, almeno dal suo punto di vista?

«Credo abbia un ritmo diverso da quello cui era abituata. Più dinamica e reattiva. Certo, sono arrivate anche occasioni straordinarie come il Pnrr, o il 110%, o una nuova sensibilità sui temi ecologici e ambientali. Nel complesso vedo comunque una Lecco più moderna e veloce. Ora lo scatto è quello di una maggior consapevolezza dei propri obiettivi 2030, di sentire l’esigenza a gettare lo sguardo ai temi universitari e alle connessioni con l’Europa. Una sfida di tutta la comunità, che passerà anche dal passaggio chiave dell’approvazione del Pgt».

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