Abuso d’ufficio, l’abolizione del reato divide i sindaci del Lecchese

L’abolizione del reato di abuso d’ufficio è contenuta nel disegno di legge del ministro Nordio che è stato approvato pochi giorni fa dalla Camera

«Una norma di buonsenso». Sull’abolizione del reato di abuso d’ufficio, contenuta nel disegno di legge del ministro Nordio approvato pochi giorni fa dalla Camera, le opinioni tra i sindaci lecchesi sono divergenti.

Per Marco Ghezzi, primo cittadino di Calolziocorte, sono i numeri a dimostrare quanto questa scelta fosse necessaria. Il 95% delle accuse di abuso d’ufficio finisce in un nulla di fatto. «Si tratta – spiega Ghezzi – di procedimenti su questioni di poco valore. Nel 5% dei casi in cui l’accusa diventa un processo che arriva a sentenza, l’abuso d’ufficio è contestato insieme a reati molto più gravi. Per come era scritta, quella norma rappresentava un fardello di cui noi sindaci faremo volentieri a meno».

Anche senza questo reato, peraltro, ci sarebbero molti modi per punire chi agisce in maniera non trasparente. «A me non è mai capitato – sottolinea Ghezzi – ma so che molti sindaci preferivano non firmare provvedimenti logici per paura delle conseguenze a fronte di una norma poco chiara. L’abuso d’ufficio impediva agli amministratori di fare il proprio lavoro al meglio».

Dubbi sulla norma

Di parere completamente opposto Riccardo Fasoli. «L’abolizione di quel reato – evidenzia il sindaco di Mandello – è l’unico punto del disegno di legge Nordio che non mi convince. Sono d’accordo sul porre dei limiti a certi modi di agire della Magistratura, così come concordo sull’attenzione rivolta all’imputato e ai suoi diritti. Togliere l’abuso d’ufficio, invece, rischia di spianare la strada a chi vuole approfittare del proprio ruolo per un arricchimento patrimoniale o per colpire qualcun altro».

Forse, si poteva intervenire in un altro modo. «Bisognava – aggiunge - cercare di rendere più chiara la distinzione tra dolo e colpa nelle varie fattispecie. Tanti sindaci non conoscono tutte le norme. Gli amministratori più timorosi continueranno a non firmare i provvedimenti. Non è possibile che per bloccare l’abuso di una norma da parte di certi giudici si finisca per eliminarla del tutto».

Pur riconoscendo la complessità della materia, anche Cesare Colombo manifesta qualche perplessità di fronte alla scelta del governo. «Di sicuro – spiega il sindaco di Valmadrera – un intervento sulla questione dell’abuso d’ufficio serviva. Era evidente dai numeri delle accuse che cadevano in un nulla di fatto. Tuttavia, il rischio è che l’abolizione abbia creato un vuoto normativo».

Dante De Capitani contesta alla radice il concetto di “paura della firma”. «Credo – sottolinea il primo cittadino pescatese – che se uno ha paura non dovrebbe fare il sindaco. In ogni caso, qui a Pescate ci siamo sempre assunti la responsabilità delle nostre scelte. Né io né i miei predecessori abbiamo mai avvertito questo problema».

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