Cronaca / Valsassina
Lunedì 09 Dicembre 2019
Vendrogno, giorni decisivi per Sharon
«Una dura battaglia, ma può farcela»
Parla Mario Barbarini, primario
della terapia neonatale intensiva di Como
La piccola Sharon sta lottando come un cucciolo di leone. Resta ricoverata nel reparto di terapia neonatale dell’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco dove è arrivata domenica mattina in elicottero dopo essere nata prematura. Erano solo ventitré le settimane di gestazione per lo scricciolo (che al parto pesava solo 520 grammi), quando la mamma si è sentita male nel bagno di casa.
In reparto è seguita da Manuela Condò che sta sostituendo il primario, Roberto Bellù, temporaneamente assente.
La solidarietà
Tutti fanno il tifo per Sharon e si stringono accanto a mamma Silvia, papà Christian al fratellino.
Il caso ha avuto una eco nazionale. Le condizioni della piccola sono molto serie, ma la speranza che ce la possa fare esiste ancora.
A spiegare che cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni è Mario Barbarini, primario del reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Sant’Anna di Como.
Sharon non è una sua paziente, ma Barbarini ha una riconosciuta competenza maturata in anni di studi, di aggiornamenti e, soprattutto, di quotidiano lavoro in reparto.
Un caso nazionale
«Ho appreso del caso della piccola Sharon dalla stampa - premette - I colleghi di Lecco sono bravissimi ed hanno un’esperienza molto vasta, quindi è finita nel posto più adatto. Certamente la bambina è partita molto svantaggiata perché nascendo a casa e non in ospedale non ha avuto la possibilità di avere un’assistenza immediata ed una temperatura corretta. In questi casi si va incontro ad ipotermia. Non ha potuto nemmeno fare la profilassi della malattia polmonare che hanno bambini quando nascono molto prematuri».
La situazione è molto delicata: «Ventitré settimane è un dato limite per la sopravvivenza, - continua Barbarini - nelle migliori condizioni la percentuale è attorno al 15%. È una situazione molto rischiosa poi ogni individuo ha una storia a sé. Facciamo il tifo per lei, le possibilità ci sono. A quell’età, da ventitré a ventiquattro settimane si passa dal 15 al 50-60% di probabilità di sopravvivenza. La differenza è molta. I rischi sono elevatissimi soprattutto la prima settimana. È necessario stabilizzare la situazione e vedere la reazione alle cure che è fondamentale. Dopo venticinque, ventisei settimane i rischi calano. Quando succedono casi come questo, probabilmente, la causa è un’infezione a livello placentare».
Nessuno si sarebbe aspettato una nascita così prematura ma domenica mattina è andata così. La ventiquattrenne mamma si è sentita male alle 7.12 ed il marito ha subito chiamato il 118 che ha inviato l’ambulanza del Soccorso Bellanese, in via don Mario Biagini, nei pressi del municipio di Vendrogno, assieme all’auto del soccorso sanitario. È stato papà Christian ad affrontare per primo l’emergenza, seguendo le indicazioni fornite per telefono dal 118. Poi è arrivato anche l’elisoccorso con l’equipe medica che ha proseguito le operazioni di soccorso alle due pazienti fino al trasporto all’ospedale di Lecco.
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