Tragedia di Cassina, l’ultimo saluto a Margherita Colombo

L’ultimo saluto a Margherita Colombo, vittima di quello che è diventato il “giallo di Cassina”, è avvenuto in una chiesa, quella dei Santi Pietro e Paolo di Primaluna, gremita di gente. Prima poche, poi tante, alla fine le persone che hanno voluto bene alla signora Margherita, come diceva il singolare necrologio, e hanno annunciato la sua scomparsa invitando a partecipare al funerale, sono state numerosissime. Posti a sedere terminati. Gente in piedi lungo le navate. Silenzio rispettoso. Un dolore calmo, pacato, tipico di queste terre. Non esibito, quasi non esternato.

Anche la cerimonia è stata molto parca, sobria. La bara di pioppo bianco, semplice nella sua bellezza. I fiori variopinti, la foto sopra la bara in posa serena e composta di Margherita Colombo. La scritta sopra la corona di fiori: “I tuoi cari”. Poi un’omelia, quella del parroco William Abbruzzese molto profonda, sul senso della vita, senza accenno alcuno alla tragedia in sé. Senza praticamente mai citare lo sgomento della comunità per quanto accaduto nella vicina Cassina e senza menzionare mai Corrado Paroli, presunto omicida. Il parroco è andato oltre i giudizi, seppur popolari, in attesa di quelli che saranno della giustizia umana. E ha fatto riferimento alla comunità. L’ha chiamata in causa. Seppur velatamente e con molto tatto.

“Crediamo veramente nel potere di Gesù di regalarci la vita? Lui ha il potere di far sì che anche vite spezzate come quella di Margherita siano custodite nel cuore suo e che nessuna mano possa strapparla alla sua bontà e al suo amore” Insomma per il parroco questa “È una grande provocazione che riceviamo oggi nella nostra comunità cristiana. A far sì che la nostra vita di fede non sia semplicemente una coperta per non soffrire, ma sia il modo e lo stile di vivere. E questo dovrebbe darci la forza di amare la vita sempre e comunque. Il coraggio di difendere la vita sempre e comunque: sulle nostre strade, nelle nostre case”.

Ma soprattutto il parroco ha sottolineato un qualcosa che per lui è la spiegazione della tragedia di Cassina. Per don William Gesù ci può dare “la capacità di accorgersi dell’altro, perché tante volte non ci accorgiamo delle gioie e soprattutto delle sofferenze di chi ci sta vicino e la solitudine poi fa pensare a tante cose. E a volte fa dimenticare anche la fede che vince ogni solitudine del mondo. La fede purifica il male che abbiamo fatto o il bene che non abbiamo saputo volere”.

Alla fine delle esequie la signora Margherita Colombo è stata accompagnata a piedi al cimitero di Primaluna dove ad attenderlo c’era il marito, il caro Enrico Paroli, scomparso da qualche tempo. Una tomba doppia che li ha riuniti in terra, ma che è anche un messaggio, per chi crede, di speranza. Quella speranza che don William non ha voluto far mancare alla famiglia di Margherita Colombo, alle due sorelle, al fratello, ai nipoti, a chi ha voluto bene alla sfortunata protagonista di un giallo ancora da chiarire ma che al Signore non interessa conoscere nei particolari. Perché, come ha detto il parroco di Primaluna “Gesù già conosce il cuore di Margherita, conosce tutti i nostri cuori” sottintendendo che conosce anche quello del figlio Corrado Paroli. E le sue sofferenze.

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