La funivia fa rifiorire Artavaggio, sorridono i rifugisti: «Bel movimento»

Quasi cinquecento persone nel primo fine settimana di apertura dell’impianto. Pochi stranieri, ma tanti turisti giunti anche dalla Brianza, dal Milanese e dalla Bergamasca

Se la funivia apre, ad Artavaggio, si aprono anche i sorrisi dei rifugisti. I dati non sono ancora da boom, naturalmente, visto che la neve finora è stata una spolverata a mo’ di zucchero a velo sul pandoro (anzi, sul Sodadura). Ma sono stati una cinquantina sabato e circa quattrocento ieri gli“aficionado di Artavaggio che hanno voluto raggiungere la località che stabiliva, tanto tempo fa, il confine tra Repubblica di Venezia e Ducato di Milano. Anche sabato e domenica prossimi la funivia dovrebbe essere aperta, come da contratto del Trasporto pubblico locale.

Bilancio positivo

Walter Esposito del rifugio Nicola, proprio di fronte alla piramide del Sodadura (2014 metri), non nasconde la sua soddisfazione. «C’è stata tanta gente - afferma - Speriamo resti aperta anche sabato e domenica prossimi. La certezza non c’è, ma speriamo che continui così… I numeri non sono esagerati, ma fanno piacere e fanno lavorare bene. Noi abbiamo avuto una settantina di persone. Arrivavano un po’ dalla Brianza e penso dal Milanese, per la maggior parte. Stranieri non se ne vedono più tanti, ma d’altronde Artavaggio non è località da stranieri. Ne abbiamo visti tre, oggi, tutti dell’Est. Ma Artavaggio è posto da amatori delle nostre zone, da visitatori delle località limitrofe».

Buone sensazioni

Il rifugio Nicola è convinto che questa possa essere una buona stagione invernale, anche se la neve si sta facendo attendere: «Noi saremo aperti tutti i giorni tranne il martedì - ricorda Esposito - ma per le feste di Natale non facciamo stop, andiamo dritti dal 26 all’Epifania. Se poi la funivia chiude il martedì chiudiamo anche noi. Non ho organizzato ancora niente di particolare ma, per esempio, sabato prossimo ho il rifugio pieno di gente per dormire. Prendo quel che viene e vivo un po’ alla giornata».

Anche al Rifugio Sassi Castelli, della Sel, ma gestito da Massimo Aluvisetti, la sua collaboratrice Valentina emana positività: «C’è stata tanta gente - dice - non come quando c’è la neve naturalmente, ma si è lavorato bene. La funivia aperta porta gente e se è aperta siamo sempre contenti. Da dove sono arrivati i nostri clienti? Come sempre da Milano e Brianza, ma ci sono stati anche tanti bergamaschi».

Al rifugio Casari la situazione è un po’ la stessa. Questo rifugio poi è ancora più vicino al versante orobico (da Pizzino ci si mette un’ora e mezza a piedi). Ma la funivia porta gente un po’ da tutta regione. Aluvisetti è contento: «Ma sì direi che è andata bene – prorompe con il suo vocione - Si vede che era aperta la funivia. Speriamo che resti aperta e allora andremo alla grande. Non abbiamo certezze per la settimana prossima, ma di sicuro tutti qui speriamo apra. Noi un paio di turni li abbiamo fatti. Si vede proprio la differenza tra quando è chiusa la funivia e quando è aperta: si raddoppiano i volumi. Cambia anche la clientela: è tutto un altro genere di persone. Anche senza funivia, vengono su, ma sono più amanti della montagna, escursionisti veri. Con la funivia, poi, arrivano anche il pensionato, la famiglia, l’anziano. D’altronde dalla funivia in cinque minuti si è al rifugio. Insomma: abbiamo bisogno della funivia».

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