Da Morterone a Taceno: le sfide quotidiane dei piccoli comuni

I comuni italiani sono piccoli, piccolissimi. Sotto dimensionati alle esigenze dei loro cittadini: non attraggono risorse. E fanno patire i loro “sudditi”. Così, specie nelle aree interne, i piccoli comuni devono fare i conti sia con il calo demografico sia con il calo dei trasferimenti dallo Stato. E il Sole 24 Ore in prima pagina ha citato, come esempio di queste difficoltà, il nostro paesino valsassinese così amato dai lecchesi, Morterone, che con i suoi 33 residenti é il comune meno abitato d’Italia. In provincia di Sondrio figura invece Dazio comune che ha segnato lo scorso anno un aumento demografico in controtendenza del 20%.

Ma a Morterone il problema non sono più i nuovi nati. Il sindaco Dario Pesenti, afferma: «Come sempre siamo al centro dell’attenzione come comune meno popoloso d’Italia, non come il più piccolo. Ma in realtà abbiamo avuto negli ultimi anni un’inversione di tendenza perché dal 2018 al 2024 abbiamo avuto ben tre nuovi nati. L’ultimo, appunto, all’inizio di quest’anno, nel mese di gennaio. Per cui sicuramente manterremo il record di comune più piccolo d’Italia, con i 33 abitanti che diventeranno 34, ma il trend, diciamo, quantomeno è di stabilità e non di decremento». Ma il problema vero è un altro.

«Il problema – continua Pesenti - è quello dei contributi che arrivano sia a livello quanto a livello regionale. Il problema è quello della compartecipazione richiesta al Comune in una certa percentuale. Spesse volte proprio la carenza dei fondi a compartecipare siano essi del 10, del 15 o del 20%, rende di fatto impossibile prendere parte a certi progetti».

Pesenti è anche negativo su fusioni, incorporazioni e aggregazioni, come ha dimostrato il referendum fallito di fusione tra Primaluna e Cortenova: «Ciò che deve trovare condivisione con gli altri comuni, più che aggregazioni o fusioni e varie, come abbiamo avuto recente esempio nella nostra Valsassina, è invece la condivisione dei servizi. Dobbiamo cioè mettere insieme i servizi pur mantenendo la peculiarità di ogni singolo Comune». Intanto, però, c’è chi si gode, il record di aumento dei residenti.

È Alberto Nogara sindaco di Taceno: «Noi siamo in controtendenza e cresciamo tanto da 500 a quasi 600 dal 2019. Tanti sono migranti. A parte una decina di bambini nati, poi gli altri sono tutti extracomunitari che arrivano perché gli affitti sono bassi. Ci sono delle case che una volta erano quelle di villeggiatura, per le terme di Tartavalle. Ora il turismo qui è scemato e le case vuote vengono affittate anche a prezzi di favore. Si possono trovare case anche a 300 euro al mese per appartamenti non certo di lusso ma dignitosi. Però oramai sono tutti pieni. D’altronde sono circa 150 gli extracomunitari». Taceno è diventato un po’ un paese dormitorio: «Gli extracomunitari maschi vanno e vengono ma non ci sono mai stati problemi. Tutta gente che arriva per stabilirsi, per lavorare. I bambini vanno all’asilo, le donne tutte a casa. Certo qualche famiglia viene aiutata dalla Croce Rossa, ma diciamo che si sta bene da noi».

Nogara è tutto sommato soddisfatto: «La convivenza è buona. Anche perché all’asilo ci si trova tutti insieme. La maggior parte sono extracomunitari, i bambini, e forse loro sono il ponte tra le varie culture. Quando ci sono le feste ci incontriamo tutti insieme. E di problemi sembrano non essercene. Ma di sicuro non siamo né razzisti né esterofobi»..

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