Cortenova: ecco le ragioni di chi ha bocciato la fusione con Primaluna

Va bene che il voto è segreto però a Cortenova, e soprattutto a Prato San Pietro, di esporre il proprio pensiero in modo ufficiale, con faccia e nome e cognome, per intendersi, c’è poca voglia.

Difficile strappare un parere sull’esito del referendum che ha bocciato la fusione per poche decine di voti, 25 esattamente, contro un’approvazione a larghissima maggioranza a Primaluna, 210 di scarto sui no nel paese dove però alle urne sono andati poco più della metà dei votanti di Cortenova. Le voci raccolte in paese danno comunque uno spaccato delle motivazioni che hanno accompagnato il voto.

Pietro Spandri è l’emblema del campanilismo, espresso con poche ma chiare parole: «Per me va bene così. Sono di Bindo. Già siamo la ruota di scorta di un calesse. Unendo i comuni saremmo diventati la ruota di scorta di un camion tre assi». Per il sì era invece Ornella Melesi: «Ero favorevole. Capisco che un cortenovese poteva essere un po’ penalizzato economicamente però - riflette – ingrandendoci potevamo evolverci e forse ne valeva la pena. Finché restiamo nel nostro orticello non abbiamo nessuna potenzialità per migliorare la situazione anche della Valsassina».4

Cosa ha pesato quindi? «Un po’ il campanilismo magari anche il discorso economico», risponde e l’allusione è al problema dell’addizionale Irpef applicata allo 0,7% Primaluna e che invece a Cortenova non si paga. Non avere colto l’opportunità è invece un altro cruccio: «Abbiamo perso un’occasione e ci sarà certamente chi è contento. - afferma Antonio Gianola – Quello che una volta era “piccolo è bello” oggi non è più valido. Vedremo se ci sarà qualche altra occasione, c’era Introbio che avrebbe voluto entrare. Colpa del campanilismo, non c’è altra spiegazione logica». Un’analisi più approfondita la fa Giovanni Ponti, già amministratore nel passato: «Tecnicamente la fusione è stata portata avanti malamente ed il sistema non è piaciuto. Ho l’impressione che siano stati spiegati solo gli aspetti positivi mentre quelli negativi non sono stati chiariti molto. Alla prima assemblea pubblica – ricorda – io avevo chiesto che venisse mandata una comunicazione a tutte le famiglie per spiegare bene cosa si voleva fare. Non è stato fatto».

E poi fa un esempio di come si poteva lavorare: «Bisognava costruire un altro sistema, studiando per esempio una tassazione unificata nei due comuni, applicata – dice Ponti - con lo stesso equilibrio poi portare la fusione alla votazione. Sarebbe passata in modo automatico. Così a molti è sembrata una cosa calata dall’alto».

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