Cronaca / Valsassina
Martedì 26 Novembre 2024
Cassina, il rapporto difficile tra Paroli e la madre: «Mi hai rovinato la vita». Per il giudice indizi granitici
I rapporti tra Corrado Paroli e Margherita Colombo sarebbero stati tutt’altro che idilliaci. È quanto emerge dall’ordinanza di carcerazione firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecco Nora Lisa Passoni dopo l’udienza di convalida del fermo del valsassinese quale autore dell’omicidio della madre. Misura non convalidata dal giudice non sussistendo, a suo parere il pericolo di fuga.
Di tutt’altro avviso, invece, il gip, sugli elementi di colpevolezza raccolti nel corso delle indagini seguite al rinvenimento del corpo senza vita di Colombo, 73 anni, nell’abitazione di via Castello a Cassina Valsassina, la mattina dello scorso 18 novembre. La donna avrebbe assunto - o meglio, il figlio le avrebbe fatto assumere - una tisana contenente un mix di due farmaci, il Trittico, un antidepressivo molto usato in psichiatria per la sua azione sedativa e quindi usato soprattutto come terapia serale, e l’Anelor, un ansiolitico il cui principio attivo è l’alprazolam, pure molto usato in psichiatria. Il primo farmaco risulta essere stato prescritto alla donna, il secondo no, neppure a Paroli.
Che davanti al giudice ha asserito di aver preparato quella bevanda nella notte tra domenica 17 e lunedì 18 novembre e di averla assunta una volta rientrato a casa dopo essere stato a Primaluna, alla ex casa coniugale, per lasciare lettere d’addio (contenenti anche monili e denaro) per la ex moglie e i due figli.
Al gip avrebbe dichiarato di aver trovato, la suo rientro, la madre assopita sul divano e di aver dunque assunto la tisana “avvelenata”, non prima di aver lasciato un manoscritto che, oltre a ribadire gli intenti suicidi, precisava la volontà di non dare risalto ai suoi funerali («X me non voglio affissioni di alcun genere»).
Una ricostruzione che, però, al giudice non torna, dal momento che, ricoverato all’ospedale di Lecco prima in Rianimazione e poi in Psichiatria, l’indagato avrebbe riferito a un medico di aver somministrato alla madre i farmaci senza che la donna ne fosse al corrente, indicando la volontà «di fargliela pagare»: dichiarazioni che per il gip sono pienamente utilizzabili non essendo il medico operatore di polizia giudiziaria. Durante la degenza, poi, Paroli avrebbe redatto alcuni manoscritti, sequestrati e confluiti negli atti d’indagine, in cui si leggono frasi dirette alla madre ormai defunta come «Mi hai rovinato la vita», «La odio», «Mia mamma ha costretto i miei figli ad andarsene di casa nel weekend». Circostanza, quest’ultima, peraltro confermata dalla ex moglie dell’indagato, la quale, interrogata, ha spiegato come i figli, il weekend precedente alla tragedia, sarebbero dovuti rimanere con il padre, ma non avevano voluto «per via della nonna».
Per il giudice, dunque, che ha definito il quadro indiziario della Procura granitico, la morte di Margherita Colombo sarebbe stata determinata dall’assunzione di un cocktail di farmaci, di cui uno solo prescritto alla donna (il Trittico, appunto). La morte per cause naturali o comunque non legata all’assunzione dei farmaci sequestrati (atteso che non ci sono ancora gli esiti degli esami tossicologici, precisa il gip) non sarebbe sostenibile alla luce del fatto che Paroli ha riferito di averle somministrato i farmaci sequestrati «per fargliela pagare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA