Canapa light: «Il Governo manda in fumo i nostri investimenti»

L’emendamento al ddl Sicurezza che mette fuori legge la cannabis light, e che era stato accantonato, è stato approvato lo scorso primo agosto in Commissione. Un duro colpo per il settore: mettendo fuori legge la lavorazione delle infiorescenze, oltre a colpire il settore della cannabis light e del Cbd, si mettono a rischio anche le altre filiere della canapa industriale, come quella cosmetica e florovivaistica, ma anche quella della bioeidlizia o della produzione di olio alimentare.

A osservarlo è Michele Fioroni, agricoltore di Taceno – è titolare dell’azienda agrituristica “Öl TusiT”, insieme al fratello Andrea - che lavora al progetto Canapa Ernestina da quando, durante il Covid, ha sentito le storie della bisnonna Ernestina sulla produzione storica in Valsassina di canapa. Proprio nella azienda agricola a conduzione familiare, le piantine di canapa di Michele e Andrea crescono “in modo sostenibile, nel rispetto dell’ambiente e senza spreco di risorse”.

«Con questa proposta di legge, il governo sembra voler bloccare qualsiasi cosa legata alla canapa – sottolinea Fioroni – Questa consapevolezza è un po’ sconfortante. Chi lavora in questo settore, come noi, ha fatto degli investimenti, ha cercato di diversificare per poter campare. Dall’oggi al domani, ci si sveglia e si fa una cosa del genere. È comunque qualche anno che, arrivati settembre e il momento del raccolto, provano a bloccare attività come la nostra – spiega l’agricoltore – Il problema è senza dubbio culturale. C’è ancora chi crede che la canapa sia droga, però beve un bicchiere di vino a ogni pasto e fuma le sigarette».

In Valsassina e, in particolare, a Taceno, un tempo coltivare la canapa per il settore tessile era la normalità, come confermato proprio dalla bisnonna di Michele. «La canapa veniva portata al filatoio, a Crandola – racconta – all’epoca magari non si conosceva la differenza tra il maschio e la femmina e i dettagli sull’infiorescenza; la fibra del maschio veniva poi utilizzata per fare dei grembiuli».

Tra chi avrebbe interesse a bloccare il mercato della canapa, secondo Fioroni, l’industria petrolifera e le case farmaceutiche: «La canapa può sostituire alcuni prodotti derivati dal petrolio – osserva Fioroni – Basti pensare a Henry Ford, che voleva produrre autoveicoli interamente costruiti e alimentati con la canapa e i suoi derivati. Così nel 1941 la sua concezione diede alla luce la Hemp Body Car, un prototipo interamente in plastica derivata dalla pianta, alimentata con etanolo di canapa. Quanto alle case farmaceutiche, l’obiettivo è quello di far diventare la canapa come il tabacco, ossia monopolio; in un caso simile – aggiunge – l’agricoltore prenderebbe ovviamente due dita in un occhio».

Secondo Fioroni, ancora tanta sarebbe l’ignoranza relativa alla pianta. «La gente non la conosce e la teme, pure se nel nostro caso si lavora senza il principio Thc, ma solo con il Cbd, che non ha alcuna sostanza psicotropa – spiega – Noi produciamo e curiamo le nostre le nostre infiorescenze outdoor di varietà Carmagnola a Taceno. Speriamo che la legge non vada in porto, ma la verità è che l’Italia ancora è indietro su questo tema».

«L’Italia? Il paese dei controsensi. E la proposta di legge sul Cbd ne è la conferma». Alessandro Trimboli, titolare di Lake Farm, ha acquistato diversi terreni da destinare alla coltivazione della canapa, a Bellano. «L’idea del governo non ha il benché minimo senso logico – evidenzia Trimboli – Ci hanno fatto investire dei soldi, ci hanno fatti indebitare e adesso rischiano di farci chiudere, senza alcun motivo. Capirei se si parlasse di Thc, anche se allora dovrebbero essere bandite anche sigarette e alcol. Più che prendermela con il governo, me la prendo con chi l’ha votato: su alcuni punti siamo indietrissimo, e continuiamo a regredire», sentenzia l’agricoltore. Lake Farm nasce a Comasira, una piccola frazione del comune di Bellano specializzata nella coltivazione organica della Canapa Sativa L. per la produzione di infiorescenze ad alto contenuto di Cbd e derivati, come olio ed estratti.

«Qualche mese fa, hanno fatto questioni anche sugli oli al Cbd, probabilmente perché le case farmaceutiche spingono per potersi accaparrare anche questa fetta del mercato – commenta – Speriamo davvero che ci ripensino o per noi sarà un problema davvero serio. Per fortuna, nel mio caso non ho dipendenti da pagare, a volte mi avvalgo di qualche collaboratore, ma ho comunque dedicato tempo, soldi ed energie a questa attività. Tagliano le gambe a tutti, in primis a noi che lavoriamo sul fiore, dove il principio attivo è concentrato – osserva Trimboli – È impossibile impedire che la pianta arrivi a fiorire, si parla di un prodotto naturale».

Diverse le attività che verrebbero toccate da una disposizione simile. «Stiamo parlando anche di chi coltiva la canapa per la fibra tessile, per la carta, per l’edilizia, per i cappotti interni. Al momento parliamo di ipotesi, ma comunque la preoccupazione c’è, ci siamo indebitati con lo Stato con il rischio ora di vedere tutto andare in fumo – chiosa l’agricoltore bellanese – In Italia si torna sempre indietro. Il progresso non è ben accetto, anche quando si tratta di una materia prima versatile, utile e benefica, anche per quanto riguarda gli usi medicali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA