«Bisogna investire nella ricerca per evitare gli allagamenti sulla Statale 36»

L’analisi di Monica Papini, docente al Politecnico di Milano e presidente donna della Società italiana di geologia applicata e ambientale

«Bisogna di investire nella ricerca». Monica Papini è docente di geologia applicata presso il polo di Lecco del Politecnico di Milano, nonché prima presidente donna della Società italiana di geologia applicata e ambientale.

«Il monte San Martino – spiega la professoressa – è composto da roccia calcarea che, già di per sé, è soggetta a fenomeni di carsismo. In più, il calcare del San Martino è particolarmente fratturato a causa di alcune dinamiche tettoniche verificatesi ai tempi della formazione delle catene montuose». Si tratta di una premessa fondamentale per comprendere quanto accaduto la scorsa settimana: l’allagamento del tunnel della ss36 sotto Lecco che ha paralizzato la viabilità locale per due giorni. «Non è tanto la pioggia dei tre giorni precedenti. – prosegue Papini – Questa primavera ha piovuto molto. In seguito, le precipitazioni si sono fermate per un mese e mezzo e sono riprese a settembre con insistenza. In tutto questo tempo si è creato un accumulo d’acqua notevole che da qualche parte doveva finire. All’inizio si sono riempite le fratture e i condotti già esistenti. Dopodiché, l’acqua ha via via sciolto la roccia trovando strade nuove. Il carsismo è proprio questo: i buchi e le fratture tendono per natura a drenare acqua».

Questo flusso così consistente ha seguito la pendenza ed è arrivato alla galleria mentre il lago e la falda acquifera si alzavano a loro volta. Risultato: tunnel invaso dall’acqua. «Bisognerebbe – prosegue la docente – sviluppare uno studio dettagliato sulla circolazione idrica negli ammassi rocciosi. Esistono dei sistemi di modellazione numerica, che usiamo anche noi al Politecnico, in grado di prevedere, a partire dalla quantità di precipitazioni in un determinato intervallo di tempo, quant’acqua sarà drenata dal terreno e, di conseguenza, quanto è alto il rischio che la galleria si allaghi. Investire in strumenti di monitoraggio innovativi è fondamentale per cercare di prevenire questi eventi causati da un cambiamento climatico che ormai è un dato di fatto».

Qualche passo in questa direzione è stato già compiuto: il polo lecchese del Politecnico, in collaborazione con il Cnr, l’università di Modena e Reggio Emilia e i comuni di Lecco, Abbadia Lariana, Ballabio e Mandello del Lario ha sviluppato il progetto “‘Twinfall – Digital Twin for Rock Fall and Flow in response to a Climate Change Scenario”, candidato ad un bando di fondazione Cariplo. L’obbiettivo di quest’iniziativa è lo sviluppo di sistemi di monitoraggio innovativi, basati sull’uso di diversi tipi di sensori nonché di modelli matematici, per le frane e le colate di sassi, fenomeni tipici del San Martino. Una volta a regime, questi strumenti costituiranno un valido supporto decisionale per gli enti locali.

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