
Cronaca / Oggiono e Brianza
Giovedì 10 Aprile 2025
Sirone, Albanese presenta il suo romanzo: «Difficile oggi essere giovani a Lecco»
Sirone
Oltre duecentocinquanta persone si sono riunite ieri nella sala teatrale “San Carlo” di Sirone per ascoltare la chiacchierata tra l’attore olginatese Antonio Albanese e Martina Garancini, direttrice artistica dell’ottava edizione della rassegna letteraria “IterFestival”, promossa dal Consorzio Brianteo “Villa Greppi”. L’occasione è stata la presentazione del libro “La strada giovane” - da cui verrà anche tratto un film - il primo romanzo dell’artista lariano.
Albanese non si è limitato a parlare della sua creatura ma ha dato spazio anche a ricordi, iniziando proprio con un “assist” ai giovani di oggi e una contemporanea bacchettata alla sua città natale. «I giovani dobbiamo sostenerli, lo dobbiamo fare perché il loro potenziale può essere meraviglioso. Nino in un certo senso racconta una storia contemporanea, è un esempio estremo, però è un giovane meraviglioso, come sono meravigliosi i giovani che ci circondano, a loro dobbiamo dare delle possibilità - dichiara Albanese proprio all’inizio dell’incontro - io sono cresciuto a Lecco in una cittadina che reputo meravigliosa, ho imparato a nuotare sul lago, sono un uomo d’acqua dolce, ho imparato ad andare a funghi... contemporaneamente c’erano otto sale cinematografiche, tre teatri e zone e spazi musicali dove noi, pieni di energia, potevamo sfogarci. Adesso ci sono un cinema e mezzo, non ci sono teatri, non ci sono centri d’aggregazione e la gente si lamenta perché alcuni giovani lanciano le bottiglie nelle piazze. Questo ci deve far riflettere».
Subito dopo l’attore e comico ha ringraziato chi ha fatto qualcosa di concreto per la città, recentemente, don Davide Milani. «Il secondo cinema che è nato a Lecco è nato grazie a Don Davide Milani, che io reputo una divinità, un uomo che amo profondamente, che ha frequentato le elementari con me, ed è riuscito a creare il secondo cinema in una città di 70mila abitanti».
Al di là dell’ovvia imprecisione demografica, resta la “stilettata” che l’attore ha lanciato alla città, accusata più o meno velatamente di non aver nulla da offrire ai giovani. Durante tutta la chiacchierata, Albanese ha parlato a lungo del suo primo romanzo, ispirato alla storia di suo zio, che fu davvero un Imi e fece il tragitto che nella finzione ha affidato al giovane Nino, per rientrare nella natia Sicilia. L’attore ha anche confessato di essere un abitudinario, di non amare viaggiare, soprattutto tramite aeroplano. C’è stato spazio anche per i ricordi di famiglia, abilmente mascherati tra parole dette e scritte. Come il nome della madre Maria Assunta, recentemente scomparsa, affidato all’amore della vita di Nino, il motivo per cui vuole tornare a casa sua a Petralia Soprana, paese d’origine della famiglia Albanese. O le parole d’affetto per il padre Umberto, muratore arrivato a Olginate nel 1955. «Io lo stimavo moltissimo, era un gran lavoratore. Ricordo che un signore una volta mi disse, in dialetto “Se tüt i sicilian l’eran come el to pà, la Sicilia l’era il Giapün!”.
Verso la fine dell’incontro le stilettate sono arrivate ben oltre Lecco, parlando del suo amore per l’Italia. «Amo questo paese, siamo un popolo meraviglioso, si mangia bene ovunque. L’Italia è sensazionale, dobbiamo proteggerla un po’ di più e non darla in mano a gente incompetente». In chiusura, due parole sulla situazione globale, col solito tono ironico. «Siam sette miliardi e ci sono quattro persone che stanno prendendo decisioni spaventose per tutti, al di là della situazione economica dei dazi. Io sto alla politica come Polifemo sta allo strabismo, ma certe atrocità proprio non le capisco».
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