Raggiungere la Marcita, adesso si può

Ello I volontari della terza età hanno provveduto alla riqualificazione del collegamento al percorso didattico

È tornato agevolmente percorribile il collegamento con la “Marcita” di Ello: è stato ripulito e riqualificato dai volontari dell’associazione Terza età “Aete”.

Si tratta di un percorso didattico-ambientale che ha visto la luce, come idea, nel 2006 ed è stato poi inaugurato nel 2009 ma, da allora, è andato spesso incontro all’ abbandono.

Oasi di biodiversità

Secondo Virginio Colombo, sindaco all’epoca ed attualmente membro di Aete (oltre che consigliere comunale di minoranza) «la Marcita è un’oasi di biodiversità che non può andare perduta. Il progetto – ricorda - è nato dalla volontà di tutelare l’ecosistema umido in località Baraggia, preservandolo da possibili interventi umani di tipo edificatorio. Inoltre, era stata ravvisata la necessità di una riqualificazione ambientale: in una prima fase, avevamo potuto contare sulla collaborazione di una serie di soggetti, coinvolti in vario modo».

Come amministrazione comunale - prosegue Colombo - avevamo promosso il progetto insieme a Legambiente di Lecco; operativamente, erano intervenuti il gruppo comunale Protezione Civile, la sezione cacciatori di Ello, alunni ed insegnanti della scuola primaria del paese e delle medie statali Marco D’Oggiono».

Il progetto si era potuto attuare anche grazie al contributo economico dell’assessorato all’Ecologia della Provincia, ad un finanziamento della Fondazione comunitaria del Lecchese ed al sostegno anche della Comunità Montana del Lario Orientale.

Con l’intervento dell’Aete, ora, l’area interessata dal recupero ambientale si candida per tornare al centro dell’attenzione e, intanto, come meta di camminate in agosto, per riscoprirla e sfuggire al caldo.

Torrente Daverio

È, infatti, una conca caratterizzata dalla presenza di sorgenti, falde superficiali e corsi d’acqua: al ramo principale - individuato nel torrente Daverio - si sommano derivazioni minori, alcune delle quali difficilmente visibili, sempre a rischio di progressivo interramento. «Il sito - per Colombo - è interessante dal punto di vista naturalistico, ma anche storico: in questa zona della Baraggia, grazie alla presenza del cosiddetto “prato permanente”, si coltivava un tempo l’erba da foraggio persino in inverno, per alimentare il bestiame: è uno dei pochi habitat simili sopravvissuti nel Lecchese e l’unico in ambiente collinare».

«Durante l’inverno - la conclusione - grazie ad un continuo e specifico lavoro degli agricoltori, un sottile velo d’acqua scorreva sul manto erboso, impedendo il formarsi del gelo: per questo, il prato non smetteva mai di crescere».

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