Operata al cuore
A messa la storia di Anna

Bulciago Il parroco don Giovanni ha invitato la famiglia di Enrico Sironi a raccontare i giorni in ospedale con la figlia «Ha vissuto mesi attaccata a una macchina dopo il secondo intervento. Ora sta bene, nostro figlio Pietro ci aiuta»

Anna è una bella bambina bionda di due anni che cammina veloce come un motorino e che tutte le domeniche, con la sua famiglia, è alla messa delle 11, a Bulciago, nelle file in fondo.

Ieri era in sacrestia, in braccio a sua mamma, Benedetta Stefanoni, mentre suo papà Enrico Sironi saliva sull’altare con il figlio maggiore Pietro per raccontare la storia di sua figlia.

«Battezzata in ospedale»

Una storia fatta di due delicatissimi interventi al cuore, mesi in ospedale in terapia intensiva a Bergamo, interminabili periodi di riabilitazione e tutta una serie di preoccupazioni che nessuno potrebbe mai immaginare, vedendo una piccola cosi bella, felice e vivace. Ma era proprio questo l’obiettivo con cui il parroco, don Giovanni Colombo , ieri ha ceduto la parola a loro dicendo; «Oggi l’omelia non ci sarà, ho chiesto a una famiglia di dirci un po’ come sono le loro giornate». Nessuno si aspettava un racconto cosi emozionante e coinvolgente come quello fatto dal papà di Anna.

«Siamo una famiglia normale - ha iniziato Sironi - quando è nato Pietro eravamo felicissimi, un figlio sano, felice, tutto bene. Dopo cinque anni è arrivata Anna, una bambina, penso sia il sogno di ogni famiglia, un figlio e una figlia e infatti lo era. Solo che dopo due mesi ha iniziato ad avere dei disturbi, prima di poco conto poi sempre più seri, fino a quando una sera si è aggravata e l’abbiamo portata al pronto soccorso a Lecco. Lì ci hanno detto che la situazione era degenerata, aveva un problema serio alla coronaria, e che potevamo solo decidere se portarla al Niguarda o al Papa Giovanni XXIII. Quando siamo andati a Bergamo, con mille domande perché a noi, perché a lei, ci hanno detto che c’era una malformazione e che Anna, già intubata, andava subito operata. L’operazione, il 10 dicembre 2019, è stata molto delicata ma ci hanno detto che era andata bene, avevano spostato la coronaria e poi Anna è rimasta in terapia intensiva attaccata a una macchina». Quando era arrivato il momento di staccarla i medici si erano accorti che il suo cuore non riusciva a lavorare in autonomia e che la bambina andava in arresto cardiaco. Quindi l’hanno subito riattaccata ma da quel momento sono iniziate una serie di complicanze che hanno reso il quadro ancora più preoccupante. La coronaria era bloccata e la bambina andava operata per la seconda volta.

«Ci hanno detto che c’era la possibilità che non ce l’avrebbe fatta - ha aggiunto Sironi - e ci hanno detto di battezzarla. Abbiamo chiamato il cappellano, Fra Stefano , che l’ha battezzata in un letto d’ospedale, e ci siamo preparati a quello che sarebbe potuto succedere. L’operazione è stata interminabile, è durata dieci ore, quando è finita, neanche il tempo di respirare che ci hanno detto che comunque ci volevano almeno altre 72 ore per vedere se ce l’avrebbe fatta. Poi è rimasta mesi in terapia intensiva e subintensiva attaccata alle macchine che comunque ci mettevano paura perché a volte suonavano altre si spegnevano ed erano sempre spaventati».

Fedeli commossi

A quel punto in chiesa molti piangevano commossi e l’unico suono che si sentiva era la vocina di Anna dalla sacrestia perché è una bambina che, come ha detto suo papà, è vispa e si fa sentire.

«Sono stati mesi molto lunghi e difficili perché eravamo preoccupati per Anna in ospedale, ma al tempo stesso avevamo Pietro, che era la nostra ricarica d’ossigeno. Perché Anna era attaccata alle macchine e noi non potevamo fare niente, dovevano fidarci dei medici. Ma Pietro aveva la sua vita, c’era l’asilo, Natale, il suo compleanno e sembra strano ma pensare a lui è stata la nostra cura, cercavamo di renderlo felice e fargli fare una vita normale anche se era preoccupato per sua sorella, ma è stato anche molto forte e ci ha aiutato tanto. Quando finalmente Anna è uscita dalla terapia intensiva è seguita la riabilitazione, solo che è arrivato il Covid, e facendo i tamponi prima è risultata positiva mia moglie e poi anch’io. Anche se siamo stati fortunati e non l’abbiamo preso in maniera forte come altri, siamo stati mandati a casa per la riabilitazione con la bambina ferma a letto per un mese, con il sondino e i farmaci da prendere. E, sembra strano, eravamo anche felici perché eravamo a casa, noi quattro insieme, come una famiglia, come non succedeva da tempo».

Passato il Covid di nuovo in ospedale moglie e figlia, e poi avanti pian fino al ritorno a casa di questa bella bambina bionda con i codini che cammina velocissima. «E’ rimasta sedata 40 giorni a sterno aperto come ci hanno spiegato i medici - ha detto la mamma a fine messa - è una miracolata. Però è fortissima. Deve recuperare tutto, è piena di energia, è come un tornado».

«Noi andiamo sempre a Bergamo per i controlli e ci fermiamo in terapia intensiva - ha concluso il papà -. Ci dicono che è strano perchè nessuno passa mai a salutare. Vogliono tutti dimenticare. Ma a noi sembra giusto, perchè Anna è qui e sta bene».«Ringraziamo tutti quelli che ci hanno aiutato, ha detto Pietro. Poi le foto sull’altare con i bambini battezzati da poco e le catechiste che commentavano : «La miglior lezione sul valore della vita».

Anna Savini

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