Cronaca / Oggiono e Brianza
Mercoledì 28 Giugno 2017
Oggiono, non è una moschea
Il giudice dà torto ai padroni di casa
L’immobiliare aveva chiesto di chiudere il contratto con l’associazione “La Rosa” La sentenza: non è un vero luogo di culto, vi si svolgono varie attività, preghiera compresa
Nei locali dell’immobile di Vicolo S.Agata, già negozio per attività commerciali di proprietà della “Ge.Im.”, affittato sei anni fa all’associazione “La Rosa”, gli aderenti di fede islamica, svolgono legittime attività culturali, ricreative, religiose e di carattere sociale. L’uso non può essere definibile «esclusivamente da moschea».
In tale ambiente possono essere proposti anche i momenti della preghiera, in particolare del venerdì. Non è stata accolta dal giudice Enrico Marradi del tribunale civile di Lecco la richiesta dell’immobiliare “Ge. Im” di risolvere il contratto di locazione « per modifica dell’uso dei locali da luogo di ritrovo in luogo di preghiera».
Nell’opposizione alla citazione in tribunale per risolvere il contratto a fine anno, a tutela dei diritti vantati dall’associazione “La Rosa”, in base a quanto concordato nel contratto di locazione, hanno battagliato nell’udienza gli avvocati Luigi Sangiorgio e Marco Sangiorgio. La sentenza risulta appena depositata e resa nota ieri, nelle due pagine di motivazioni grazie alle quali il colpo di scena è garantito. « L’associazione “La Rosa” può continuare a operare in quei locali », spiegano gli avvocati Luigi e Marco Sangiorgio.
Nell’udienza civile, davanti al giudice Enrico Marradi, i due legali di fiducia dell’associazione hanno chiamato a deporre tre testi. In particolare l’avvocato Marco Sangiorgio ha posto alcune domande ad una teste di fede islamica, soffermandosi specialmente sul momento della preghiera. Tale momento pochi giorni or sono è stato dedicato « nell’ultimo venerdì e per soli cinque minuti » dalla teste, rispetto all’intera settimana. In udienza » Sono davvero troppo pochi cinque minuti ciascuno per arrivare alla definizione di moschea....».
Nel corso dell’udienza sono stati anche richiamati due sopralluoghi dei tecnici Asl per gli aspetti problematici e di qualche rischio della permanenza di decine e decine di persone, nel momento della preghiera. Grande assente all’udienza l’amministrazione comunale, la cui partecipazione alla causa di risoluzione del contratto, promossa dalla “Ge. Im” non è stata proposta da nessuno e tantomeno prevista. Ma nell’atmosfera dell’aula è stata percepita «una presenza invisibile che aleggiava ».
Restano aperte le questioni di merito amministrativo, urbanistico e commerciali, socio-sanitarie, ancora non affrontate né dal Tar né dal Consiglio di Stato.
Domenica 08 gennaio 2017 LA “Provincia di Lecco” aveva reso noto che il Consiglio di Stato ha respinto anche l’ultimo ricorso dell’associazione “La Rosa” per fare annullare la prima ordinanza del Comune, confermando quanto sentenziato in primo grado dal Tar di Milano che ha ritenuto infondata la richiesta di annullamento dell’ordinanza del Comune sulla moschea di vicolo Sant’Agata, che la società “Ge.Im” di Lecco aveva presentato per ottenere inoltre la sospensiva dell’esecuzione. I giudici di Tar e Cds non sono però ancora entrati nel merito, per stabilire se il luogo sia di culto o di ritrovo.
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