Lo sport lecchese piange Giovanni Lozza

Addio allo storico allenatore della Canottieri. Ha cresciuto campioni come Antonio Rossi

Bandiera a mezz’asta nella sede della Canottieri Lecco. Nella prima mattinata di domenica è infatti morto a Dolzago, Giovanni Lozza, 68 anni, storico allenatore di canoa e canottaggio, vinto da un male incurabile che non gli ha lasciato scampo nel giro di pochissimi mesi.

Ovvero da metà di novembre quando, alle prime avvisaglie della malattia, dovette lasciare il suo ruolo nello storico “hangar” della Canottieri Lecco dove allenava i suoi ragazzi con tanta passione. Una morte che ha toccato tutto l’ambiente del remo e della pagaia a tinte blucelesti a cominciare dallo storico presidente della Canottieri Lecco, Marco Cariboni di cui Giovanni era socio benemerito: «Sono ancora sotto choc per questa notizia. Avevo assunto io Giovanni come allenatore più di quarant’anni fa e potete ben immaginare quale sia stato il rapporto fra di noi in questi anni. Perdiamo un grande allenatore ma soprattutto un grande uomo che non si è mai montato la testa neppure quando riuscì a portare Antonio Rossi alla conquista di 5 medaglie olimpiche. Voglio rivelarvi un episodio di pochi anni fa. Il presidente della Federcanoa Luciano Bonfiglio mi aveva chiamato chiedendomi di convincere Giovanni a diventare allenatore delle squadre azzurre di canoa, ma non ci fu niente da fare. La sua casa era la Canottieri: ci mancherà molto».

Grande il dolore anche di Antonio Rossi: «Potete ben immaginare cosa provo in questo momento. Giovanni mi ha preso per mano che avevo 12 anni e mi ha fatto crescere non solo sotto l’aspetto sportivo ma anche umano. Mi ha educato e per me era come un fratello. Anche quando ero alle Fiamme Gialle i suoi consigli mi hanno aiutato a centrare i traguardi prestigiosi. Lui era una persona schietta, trasparente ma anche un grande trascinatore trasformando la Canottieri Lecco in una casa per tanti giovani che volevano fare sport in un clima di famigliare. Per tutti è una grande perdita»

Che dire di Giovanni Lozza. Anzitutto che a livello tecnico non aveva uguali, prima come allenatore di canoa e poi anche con i “gradi” di allenatore di canottaggio. Modesto, sempre un passo indietro, anche quando avrebbe potuto, a ragione, salire sul “carro dei vincitori” e godersi il momento di popolarità. Lui era fatto così ed anche per questo era apprezzato per la sua compostezza e serietà. Il Coni gli ha riconosciuto la “Palma” d’argento e di bronzo per meriti sportivi; ha inoltre ricevuto benemerenze ufficiali a livello federale.

Aveva varcato il portone della Canottieri Lecco nel 1971 come atleta di canoa. Poi ci fu una pausa e nel 1983 venne assunto come allenatore proprio della canoa al fianco di Maria Luisa Gilardi allenatrice del canottaggio giovanile con l’assistente Antonio Servedio.

«Con Giovanni ho passato quarant’anni della mia vita in Canottieri – spiega Luisa - e sarà dura pensando di riprendere senza di lui. Ci mancherà in quel capannone dove sono cresciuti atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi come Antonio Rossi, Lucia Micheli, Nicola Ripamonti e Kwadzo Klokpah nella canoa e Federico Gattinoni nel canottaggio. Ma anche molti altri come Andrea Crippa, Stefano Castagna, Luca Tentori, Alessandro Gnecchi e via. Giovanni sarà sempre con noi».

Giovanni Lozza viveva a Dolzago e spesso veniva al lavoro in Canottieri in bicicletta. Insomma, un vero sportivo, mai fuori dalle righe, ed è anche per questo che non ci si aspettava una morte così repentina. Lo piangono la moglie Manuela, i parenti, i tanti amici e gli atleti che ha forgiato, anche sotto l’aspetto umano, in tanti anni.

I funerali si svolgeranno martedì 20 febbraio alle ore 14,30 nella Chiesa parrocchiale di Dolzago.

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