Cronaca / Oggiono e Brianza
Sabato 25 Aprile 2020
Lecco. «Siamo al 30%
La ripartenza? Per gradi»
Costamp: Marco Corti guida l’impresa di Sirone
«Non è semplice riaprire una realtà con 300 addetti»
Ottenere dall’Europa le risorse necessarie per permettere a tutte le imprese di ripartire. Secondo Marco Corti, imprenditore della Costamp di Sirone, azienda leader nella progettazione, produzione e vendita di stampi per il settore automotive, sarà questo uno dei passaggi fondamentali per riuscire a ripartire da questa crisi.
Come crede sia stato gestito dalle Istituzioni questo periodo di emergenza?
Non era facile, nessuno avrebbe pensato a risvolti così drammatici dal punto di vista sanitario. A livello economico però, più che differenziare le aperture delle aziende per codice Ateco, si poteva identificare quelle già strutturate per operare in sicurezza. Sarebbe stato un discorso meritocratico e virtuoso, invece che rimanere legati a un codice che non sempre ha un particolare significato.
Alla Costamp come avete gestito questa situazione?
Avevamo già le mascherine e tutti i dispositivi di protezione individuale, mentre per il distanziamento sociale abbiamo iniziato a fare i turni anche in reparti dove non li avevamo mai fatti. Tutti gli uffici, quindi una trentina di persone, stanno lavorando in smart working. Questo ci ha permesso di intercettare i potenziali nuovi ordini, un passaggio fondamentale per chi come noi ha un ciclo di commesse che va dai 4 ai 6 mesi. È stato importante far capire ai clienti che eravamo operativi. Il 10 aprile, inoltre, abbiamo firmato un accordo sindacale per il protocollo della sicurezza
Vi state preparando alla vera e propria ripartenza?
Fino a oggi abbiamo lavorato al 30%. Inizialmente eravamo rientrati nella filiera di alcuni clienti che erano autorizzati a produrre e abbiamo potuto realizzare un componente per ventilatori polmonari e servire altre imprese nel medicale. Pian piano hanno riaperto anche altre aziende nostre clienti, rientrando anche nella loro filiera. Ora stiamo studiando una ripartenza smart: riattivare un’azienda da 300 dipendenti da un giorno all’altro non è semplicissimo, servirebbero comunicazioni chiare e tempestive da parte del Governo.
Come giudica gli interventi del Governo a sostegno delle aziende?
Per adesso di aiuti non ne abbiamo avuti, anche perché di definitivo non c’è ancora nulla visto che se ne sta ancora discutendo alla Camera e mancano i decreti attuativi. Da quel che si può capire chi avrà le carte in regole otterrà un prestito dalla banca e chi non le ha non sarà finanziato. Non ci saranno aiuti a cascata: lo Stato ha obbligato a chiudere, ma non riconosce quello che le imprese hanno perso. Fino ad ora gli stipendi li abbiamo pagati noi, senza un’ora di cassa integrazione: è stata una mia scelta imprenditoriale per dare una mano concreta ai miei dipendenti.
Dove è mancato il Governo?
Soprattutto nella chiarezza: se dici che darai 400 miliardi poi ci devono essere, invece alla fine sarà distribuito molto meno e andrà a vantaggio di chi è più virtuoso.
Tra i settori che sembrano più in difficoltà c’è quello dell’automotive. Che orizzonte vede?
Proprio per il distanziamento sociale, l’acquisto dell’automobile ripartirà perché per alcuni mesi ci si sentirà più sicuri nella proprio auto più che sui mezzi pubblici. Se poi il Governo farà politiche per favorire la sostituzione del parco macchine, incentivando acquisti di modelli di ultima generazione, potrà esserci un effetto volano per tutta l’economia italiana.
Chi pagherà il costo della crisi?
Ci sarà un’ulteriore scrematura delle imprese e pagheremo un po’ tutti. Dipenderà da cosa si riuscirà come Stato a portare a casa a livello europeo: è necessario riuscire a massimizzare la possibilità di avere risorse che permettano a tutti una ripartenza tranquilla. Sarà questo il passaggio fondamentale.
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