Lecco. Niente trattativa
Konig licenzia 106 persone
Doccia gelata sui lavoratori speranzosi, il tavolo a Roma ci sarà ma servirà a poco o a nulla
La nuova proprietà austriaca di Konig-Pewag di Molteno dice no a tutti e avvia la procedura di licenziamento collettivo per 106 dipendenti (su 127 totali), per spostare in Carinzia e Repubblica Ceca l’intera produzione, col rischio concreto che i lavoratori “che provano rabbia e dolore”, ci dicono i sindacalisti, non abbiano accesso a nessuna cassa integrazione.
L’azienda che fabbrica catene da neve dice no a lavoratori e sindacati che, appoggiati dai consiglieri regionali locali e dai deputati nazionali di Lecco, giovedì scorso in un’audizione davanti alla commissione regionale per le Attività Produttive avevano chiesto all’ad Giovanni Zancopé, presente all’incontro, di dirottare su nuovi investimenti di rilancio le consistenti risorse economiche che Konig ha detto di voler mettere nella trattativa sui licenziamenti.
E in fondo l’azienda ormai estera dice no anche alla disponibilità nel trovare una soluzione manifestata dal Governo italiano, visto che la comunicazione di mobilità è arrivata ai sindacati venerdì scorso, dopo che nella serata di giovedì Gianmario Fragomeli, deputato lecchese del Pd, aveva annunciato di aver ricevuto conferma della convocazione di un tavolo di crisi fissato per l’1 giugno al Mise, il ministero dello Sviluppo Economico.
Il tavolo ci sarà e verosimilmente, ci dicono un po’ tutte le parti in causa, l’azienda parteciperà ma presentandosi con la pesante pregiudiziale della ferma volontà di licenziare «nel più breve tempo possibile», per «indifferibile necessità di riorganizzazione produttiva dell’azienda mediante delocalizzazione all’estero dell’intera attività produttiva che, se continuata nello stabilimento italiano, renderebbe antieconomica la continuazione dell’attività». Così sta scritto nella lettera inviata a Dtl, sindacati, Confindustria Lecco-Sondrio, Provincia, Regione.
Interpellata attraverso Confindustria, l’azienda ha scelto di non rilasciare dichiarazioni. Per ora sembra essere stato fissato nella sede di Confindustria un incontro un incontro sindacale per il 27 maggio, richiesto subito ieri da Cgil e Cisl nell’ambito dei 7 giorni concessi dalla legge per farne richiesta.
«La mobilità è stata attivata venerdì scorso – commenta Luigi Panzeri della Fiom-Cgil, in una posizione condivisa anche da Giovanni Gianola della Fim-Cisl -. Il primo giugno andremo all’incontro al Mise con l’azienda che intanto manda avanti la mobilità. Ora abbiamo davanti a noi 75 giorni per trovare una risposta al dramma di una mancanza di protezione attraverso ammortizzatori sociali, a fronte di dismissione totale o parziale dell’attività».
Una nuova eredità, questa, del jobs act che esclude la possibilità di cassa straordinaria le aziende che chiudono, in questo caso per riaprire fuori confine. Allo stato attuale per i lavoratori di Molteno hanno solo diritto alla procedura di mobilità pari a un anno per chi ha meno di 50 anni e a 18 mesi per chi ne ha di più. Ora «tutto è legato a quello che potrà dire, forse, l’azienda. Ma – afferma Gianola - se continuerà a dire no sarà difficile che si aprano le condizioni per fare la cassa».
«Se si potesse aprire la cassa straordinaria – aggiunge Panzeri – si avvierebbero i programmi di formazione e riqualificazione dei lavoratori in modo che possano riconvertirsi su altre attività. Ma così è un vero dramma per loro, che ci dicono di provare rabbia e dolore per quello che sta accadendo alle loro famiglie e anche alle famiglie di tutto l’indotto locale che gira intorno a Konig. Confidiamo di riprendere il dialogo al tavolo ministeriale con l’azienda, considerando che comunque l’ad si è sempre presentato a tutti i tavoli indetti ultimamente sul caso».
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