Cronaca / Oggiono e Brianza
Domenica 29 Maggio 2016
Lecco. Landini si confronta
con i casi König e Tubettificio
A Lecco il segretario nazionale della Fiom: le due ditte in crisi, l’attacco alle tutele nelle fabbriche, il sostegno alla Carta dei diritti universali del lavoro
Il lavoro ieri, oggi e domani. Sembra il titolo di un programma televisivo. È il titolo che proviamo a dare alla visita nel Lecchese di Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom-Cgil.
Il passato lo liquidiamo con poco, perché il servizio qui sotto da Annone riporta il ricordo che Landini ha fatto del suo predecessore Pio Galli, al quale è stata intitolata una via. Ma - ed è inutile precisarlo - presente e futuro sono costruiti sul passato. Tanti diritti del lavoro sono stati conquistati con le lotte di cui Pio Galli fu protagonista. Diritti che - come anche ha ricordato Landini nell’incontro a Palazzo Falck - ebbero certificazione e toccarono lo zenith con lo Statuto dei lavoratori approvato nel 1970. Fu il punto più alto, poi la discesa dapprima impercettibile, fino a quando è arrivata la globalizzazione che tutto ha cambiato. Il numero uno della Fiom ha ricordato: «Nel mercato è entrato un miliardo e mezzo di persone che lavorano in competizione con noi, che siamo 4-500milioni». Risultato: meno diritti per tutti. Globalizzazione, liberismo estremo, finanza onnivora, ovvero concorrenza spinta, ideologia di mercato, avidità: tutti fattori che hanno strangolato il lavoro. Che ha perso centralità e tutele: «Usano la crisi - ha notato Landini - per far fuori i diritti dei lavoratori».
A Lecco, il segretario nazionale della Fiom ha sostenuto la raccolta di firme (che devono essere depositate entro il 9 luglio) della Cgil (in sala, a palazzo Falck, anche Wolfango Pirelli, segretario della Camera del lavoro di Lecco) per una legge di iniziativa popolare sulla Carta dei diritti universali del lavoro: 97 articoli per la tutela dei lavoratori (autonomi e dipendenti). La crisi - che è la più lunga recessione dell’economia occidentale - ha colpito pesante anche a Lecco. Diego Riva (numero uno della Fiom lecchese) ha parlato di una capitale del lavoro, Lecco, che non c’è più: «Il nostro tasso di disoccupazione - ha precisato Riva - era del 2% otto anni fa, oggi siamo sopra al 7%».
In queste settimane, epicentro dell’incertezza del lavoro lecchese sono la König di Molteno e il Tubettificio europeo di Lecco. Due aziende, più di duecento posti di lavoro a rischio. E con Landini a Lecco non si poteva non parlare delle due vertenze. Quella della König è stata ripercorsa dal delegato di fabbrica Luca Grosso. Quella del Tubetto è emersa nei dubbi che oggi e domani continueranno a lacerare i 99 dipendenti. Entro domani devono far sapere all’azienda se accettano le condizioni contrattuali per passare alla srl, che dal primo giugno dovrebbe prendere in affitto il ramo d’impresa. Le risposte dei lavoratori determineranno il futuro del Tubetto che, sino a fine mese, lavora in esercizio provvisorio (concesso dal giudice fallimentare). Landini ha detto: «Per quanto mi riferite, mi pare di poter affermare che se il Tubettificio europeo fallirà non si potranno incolpare del fallimento i dipendenti perché non accettano uno stipendio mensile di 900 euro».
Due aziende, duecento famiglie che non dormono la notte per il timore di ritrovarsi dall’oggi al domani con redditi tagliati (se non azzerati). La situazione dei dipendenti di König e Tubettificio sono casi dolorosi e particolari, ma sono conseguenza di una situazione generale difficile. La crisi, le politiche di austerità, il lavoro svalutato, le crescenti disuguaglianze. Il Jobs act (al quale la Cgil oppone la Carta dei diritti di cui sopra) nega ai lavoratori di König e Tubetto l’accesso alla cassa integrazione straordinaria. Cessa la produzione? Parte subito la mobilità. «Siamo - ha spiegato Landini - in presenza di un attacco generale ai diritti e alle tutele dei lavoratori. Che si è concretizzato con l’aumento della precarietà e la compressione dei salari, l’abolizione dell’articolo 18 e l’attacco al contratto nazionale di lavoro. Un disegno al quale dobbiamo riuscire ad opporci, pur nella consapevolezza che forse mai come oggi il mondo del lavoro pare diviso, frantumato».
E a proposito di contratto nazionale, Landini con i colleghi della Fim e della Uilm è impegnato nella trattativa per il rinnovo di quello dei metalmeccanici. «In modo unitario - ha sottolineato - abbiamo proclamato il blocco degli straordinari e della flessibilità, e dodici ore di sciopero. Quella che ci oppone a Federmeccanica - ha specificato il numero uno della Fiom nazionale - è una partita fondamentale che riguarda tutto il mondo del lavoro. Per parte nostra possiamo ribadire che, se l’atteggiamento delle imprese non cambia, non ci potrà essere il rinnovo del contratto dei metalmeccanici».
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