Ferrovia Lecco-Como chiusa per due anni, l’appello dei pendolari: «Il progetto di elettrificazione sia modificato»

Molteno

Il Comitato pendolari della linea ferroviaria Lecco-Como lancia l’appello affinché «il progetto di elettrificazione venga modificato, evitando così l’isolamento del nostro territorio per oltre due anni», sottolinea. È ciò che accadrà a seguito della decisione di Rete Ferrovie Italia, di non suddividere l’opera in lotti. Il grido di aiuto viene rivolto, tra gli altri, anzitutto ai consiglieri regionali eletti in provincia di Como e Lecco, ai presidenti delle due Province, ai sindaci delle città di Como e Lecco, oltre che degli altri comuni interessati dalla linea. Pur con la premessa che «l’elettrificazione della linea Como-Lecco è un’opportunità fondamentale per il nostro territorio, per la quale ci vediamo impegnati noi stessi da più di dieci anni», Giovanni Galimberti e Cristina Vaccani - portavoci del Comitato - obiettano che «una chiusura prolungata e la realizzazione di un’opera per la quale non si prevede un servizio adeguato, rappresentano un rischio che non possiamo permetterci».

Le ragioni dei pendolari vengono dettagliate in una lettera del Comitato inviata direttamente al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, all’assessorato alle Infrastrutture e Opere pubbliche di Regione Lombardia e a quello preposto a Trasporti e Mobilità: «Avevamo accolto con favore la richiesta di Regione Lombardia a Rfi, di prevedere tre fasi funzionali dei lavori: Albate-Cantù; Cantù-Merone; Merone-Molteno, così evitando la chiusura totale e prolungata della linea, garantendo almeno un servizio ferroviario parziale durante i lavori. Invece - sottolineano Galimberti e Vaccani - per Rfi si verificherebbe un aumento dei costi e dei tempi, dovuto appunto alla diversa cantierizzazione».

Nella propria risposta, Rfi precisa che «la lottizzazione in 3 tratte funzionali è tecnicamente fattibile, ma comporta un incremento dei costi, nonché prevedere un nuovo campo base e ripensare la logistica dell’opera, oltre all’allungamento dei tempi di esecuzione e per il rifacimento del progetto di fattibilità tecnico-economica». Sempre per Rfi «l’impostazione proposta prevede altresì la realizzazione dei lotti in serie e non più in parallelo, come è invece stabilito adesso»: da ciò, i tempi più lunghi. Rfi dice no pure sui servizi: come lamenta il Comitato pendolari «anche sul fronte del servizio ferroviario dopo l’elettrificazione, permangono le criticità: Regione Lombardia ha avanzato richieste precise per il miglioramento del servizio, ma, dalle risposte fornite da Rfi, emerge che non troveranno risposta nell’attuale progetto». Infatti, Rfi fa sapere che «l’implementazione dei servizi e nuovo materiale rotabile richiedono la realizzazione di ulteriori opere infrastrutturali (tra cui l’adeguamento dei marciapiedi ferroviari) e non rientrano nel progetto attuale. Quest’ultimo prevede solo interventi strettamente correlati all’elettrificazione della linea».

Per i pendolari «seppur comprendendo che eventuali adeguamenti aggiuntivi richiedano una pianificazione separata, riteniamo che sia fondamentale avere una visione chiara e organica del servizio ferroviario che si intende offrire una volta completati i lavori».

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