Atlante X: a Villa Beretta il miracolo del robot che fa camminare con lesioni spinali e cerebrali

Un anno di Atlante X, il cobot (ossia il robot collaborativo) che fa camminare chi ha lesioni spinali e cerebrali.

Al centro di riabilitazione Villa Beretta di Costa Masnaga, lunedì pomeriggio, è stata infatti spenta la prima candelina per il primo esoscheletro al mondo che consente ai pazienti paraplegici di muovere dei passi senza appoggiarsi ad alcun supporto – né stampelle né carrelli deambulatori -, una tecnologica all’avanguardia nella medicina riabilitativa. L’esoscheletro è stato progettato e realizzato dall’azienda francese Wandercraft, studiato per i pazienti con paraplegia completa, paraplegia incompleta ed emiplegia dovuta a un evento cerebro-vascolare e consente all’individuo di alzarsi e sedersi autonomamente e di muovere i suoi primi passi senza altri ausili, solamente con la supervisione di un operatore opportunamente formato.

Negli ultimi dodici mesi, sono stati oltre un milione i passi fatti a Villa Beretta dagli oltre settanta pazienti che hanno recuperato il cammino, con importanti risultati. «Non pensavamo che la nostra esperienza potesse essere, sin dall’inizio, così positiva – ha spiegato il dottor Franco Molteni, direttore clinico del centro di riabilitazione Villa Beretta e del Villa Beretta Rehabilitation Research Innovation Institute – In realtà, pur avendo cominciato con delle aspettative interessanti, la quotidianità le ha confermate».

«Atlante X ha diversi pregi, tra cui, in primis, una grande adattabilità alle esigenze del paziente, che si sente immediatamente dentro a un sistema che lo aiuta a ripensare come poter reimparare a camminare; spontaneamente – ha proseguito Molteni - il paziente riferisce delle modificazioni di percezioni di come è nello spazio. All’inizio dice di sentirsi quasi cadere in avanti, in realtà è perché sta riprendendo la dinamica che aveva perso completamente; infine, dice di ritrovare il proprio busto ben bilanciato e che cerca di ribilanciarsi nel mondo».

Grazie a un sistema di deambulazione autobilanciato e personalizzabile con un semplice tablet, il paziente può camminare avanti, indietro e di lato. Il tutto mantenendo le braccia libere e potendo, quindi, svolgere più compiti motori contemporaneamente, migliorando coordinazione globale e percezione dello spazio circostante. «Un’altra cosa inaspettata era per noi verificare, in persone che hanno difficoltà a camminare in avanti, cosa significasse fare esercizio camminando all’indietro, muovendosi di lato e generando una interazione con un robot che consente di cambiare posizione nello spazio e girarsi anche di 360 gradi – ha evidenziato il dottor Molteni – Si sono aperti scenari di lavoro molto interessanti, non solo per i pazienti con lesioni midollari, ma anche per quelli con lesioni cerebrovascolari o cerebrali, come ictus o traumi cranici».

L’esoscheletro è stato utilizzato in modo sistematico anche in condizioni generate da patologie non così usuali, come la paralisi o paresi di origine genetica, componenti legate a neurinomi che disturbano il controllo a livello del midollo spinale. «Stiamo estendendo questo tipo di partecipazione – ha chiosato Molteni – I nuovi scenari riguardano la ricostruzione di una memoria del movimento, è questa la direzione da perseguire, anche fuori dall’ospedale, verso nuovi orizzonti anche di tipo neuro-biologico».

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