Cronaca / Oggiono e Brianza
Giovedì 30 Gennaio 2025
Addio ad Antonio Aldeghi: «Un anarchico del bene»
«Antonio Aldeghi ha donato litri del proprio sangue per gli altri: tutti coloro che lo hanno ricevuto, sarebbero qui in chiesa, a ringrazialo, se sapessero che era suo; lo facciamo noi, per loro»: gli avisini hanno voluto rendere omaggio così al generoso socio dell’associazione donatori, con un messaggio letto oggi al termine del funerale celebrato dal prevosto di Oggiono, don Maurizio Mottadelli.
Oltre alle parole pronunciate dal pulpito, e alla recita della “Preghiera del donatore”, l’Avis ha manifestato la propria presenza e la gratitudine verso Aldeghi presidiando il feretro con numerosi labari listati a lutto -provenienti da vari comuni tra cui anche Lecco - durante le esequie e inoltre sul sagrato, all’uscita della bara dalla chiesa.
L’84enne è deceduto, com’è noto, a seguito dell’incidente avvenuto lo scorso lunedì mattina: un Suv lo ha investito sulla strada provinciale 51 nel tratto che attraversa Oggiono, nelle vicinanze della casa di riposo “Sironi” dove faceva volontariato e di via Locatelli, dove abitava. Don Maurizio, nell’omelia, ha fatto riferimento a questi aspetti.
«Antonio è stato strappato in un istante alla nostra comunità, in modo violento, ma quando l’uomo esteriore va incontro al disfacimento, è l’uomo interiore che si rinnova: le motivazioni ideali delle scelte di Antonio continueranno a vivere. Ciò che Antonio ha fatto ed è stato, deve fungere da esempio per molti, su come spendere la propria vita».
Il sacerdote ha ricordato in modo puntuale le «caratteristiche» dell’84enne: «Un anarchico del bene - lo ha definito - il quale, per quanti consigli e indicazioni di buon senso gli venissero dati, continuava a lasciarsi guidare soltanto dal suo cuore. Vedendo quante persone sono qui, oggi, a salutarlo - ha aggiunto - evidentemente lo guidava verso le cose giuste, che fanno vivere bene una comunità».
Don Maurizio ha poi aggiunto: «Antonio non era appariscente, nel suo agire. Non si metteva in mostra ma, laddove un’associazione aveva bisogno, lui c’era, senza pretendere riconoscimenti. Lo ricordo soprattutto legato alla casa di riposo, alla quale (non avendo una famiglia propria) dedicava tempo ed energie. Aveva una particolare capacità di capire chi, tra gli ospiti, si trovava in un momento di difficoltà e trovava sempre la parola e il gesto adatto. Spuntava fuori, non si sapeva da dove: in modo quasi invisibile - lo ha descritto il sacerdote - lui c’era: per accompagnare, o anche solo per scambiare due parole o fare una partita a carte».
Per Avis «il sangue di Antonio, nelle sue vene, si è fermato: quello che ha donato, invece, continua a portare vita a coloro che lo hanno ricevuto con tanta generosità». Antonio Aldeghi ha lasciato nel dolore (oltre ai molti amici e conoscenti) le sorelle Angela e Genoveffa.
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