25 aprile: i comuni dell’Oggionese festeggiano uniti

Oggiono

La città di Oggiono ha ospitato la celebrazione zonale del 25 Aprile, alla presenza dei sindaci e dei gonfaloni di Annone, Bosisio, Castello, Cesana, Colle, Costa Masnaga, Dolzago, Ello, Garbagnate, Molteno, Nibionno, Rogeno, Sirone e Suello, numerose rappresentanze istituzionali, civili e militari, nonché di associazioni, tra cui Anpi, alpini, Protezione civile e banda “Marco D’Oggiono”; Mattia Montanelli, neo eletto sindaco dei ragazzi a Oggiono, è stato accompagnato da alcuni membri del suo Consiglio.

Tra i discorsi, uno è stato pronunciato dal presidente della conferenza dei sindaci dell’Oggionese, Matteo Redaelli, di Rogeno: «Festeggiare il 25 Aprile significa celebrare il ritorno delle dell’Italia alla libertà e alla democrazia. Senza alcuna critica o pessimismo, bensì con vera fiducia, in quest’anno giubilare, abbiamo la grande opportunità di riscoprire i valori che fondano la vita comunitaria e il nostro Stato, abbiamo l’occasione di riguadagnarli e farli nostri. Oggi non è un giorno di consumismo, una giornata libera come tante altre, da consegnare al dio denaro bensì una giornata privilegiata per ritornare sui grandi temi: libertà e la liberazione; un giorno per ripensare e rievocare fatti storici complessi, pieni di ombre, ma anche di luci che hanno lottato contro le tenebre; fatti - ha ribadito Redaelli - che non rimangono solo nella storia e nel ricordo, ma diventano memoria per il riverbero che hanno sull’oggi. Non utilizzare questa giornata con questo scopo significa venir meno al suo stesso significato di riconoscerci ancora parte attiva di una comunità. Citando Edgard Morini, “l’unica cosa in grado di proteggere la libertà è la presenza costante, nello spirito dei suoi membri, della loro appartenenza solidale a una comunità e di un sentimento di responsabilità nei confronti di questa comunità stessa”».

Il sindaco di Oggiono, Chiara Narciso, ha fatto gli onori di casa dicendo: «Celebrare oggi il 25 aprile ha un significato profondo: ricordare e difendere le origini e i principi della nostra convivenza civile e pacifica». Ha citato padre David Maria Turoldo: «Tra i morti della Resistenza vi erano seguaci di tutte le fedi, parlavano lingue diverse e avevano pelle di colore diverso. Eppure nella libertà e nella umana dignità si sentivano fratelli. E oggi più che mai abbiamo bisogno dell’insegnamento di questi uomini e donne che, a prescindere dalle appartenenze politiche, culturali, religiose - ha rimarcato Narciso - risposero alle proprie coscienze e tracciarono la strada per una convivenza basata sul diritto, la libertà e la pace. La democrazia non è una conquista acquisita una volta per sempre, ma va custodita, difesa e alimentata ogni giorno; ha bisogno certamente della memoria del passato, senza la quale non può esserci futuro, ma anche dell’impegno di tutti noi. Il mio ringraziamento e incoraggiamento va, dunque, a tutti coloro che, ogni giorno, nelle nostre comunità, nelle istituzioni, nelle scuole, nelle famiglie, nelle associazioni si impegnano a contrastare ogni forma di discriminazione, di odio, di violenza, promuovendo il rispetto delle differenze, l’uguaglianza e la solidarietà».

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