Tentò di uccidere la moglie, chiesto il processo immediato

Salvatore D’Addetta, 66 anni, originario della Puglia ma residente a Lomagna, era stato arrestato dai carabinieri per il tentato omicidio della compagna, una donna di 56 anni di origine peruviana. Il fatto era avvenuto a Mariano all’inizio di maggio

La procura di Como, con un atto a firma del pm Giulia Ometto, ha chiuso le indagini sul fatto di sangue avvenuto a Mariano in una notte di inizio maggio, tra domenica e lunedì. Salvatore D’Addetta, 66 anni, originario della Puglia seppur formalmente residente a Lomagna (ma di fatto domiciliato in via Montegrappa a Mariano, dove è avvenuto il fatto violento) era stato arrestato dai carabinieri per il tentato omicidio della compagna, una donna di 56 anni di origine peruviana, nella casa in cui convivevano con il nipote di lei. La procura ha infatti chiuso le indagini e, i queste ore, ha anche chiesto il giudizio immediato.

All’uomo – ancora detenuto – viene contestato anche il danneggiamento seguito da incendio e la rapina di una borsa contenente 500 euro. La vittima, sulle cui lesioni la procura ha anche effettuato una apposita consulenza medico legale prima di chiudere il fascicolo, era stata aggredita con un coltello da cucina della lunghezza di 20 centimetri. Almeno sei fendenti tra torace, ascella e braccio sinistro.

In seguito alla coltellate, l’uomo aveva tentato di dare fuoco alla casa – fiamme e fumo erano stati tenuti a bada dall’arrivo immediato dei vigili del fuoco – per scappare poi nel pieno della notte. Le indagini erano state condotte dai carabinieri della Tenenza di Mariano e dai colleghi del Nucleo Operativo. A lanciare l’allarme era stato il nipote, che dormiva in un letto poco distante, svegliato dalle urla della vittima trascinata dall’aggressore in bagno. La signora peruviana era stata soccorsa dai medici del 118 ed era stata ricoverata in prognosi riservata al Sant’Anna, anche se non in pericolo di vita. Da qui la necessità di analizzare bene le ferite, con una consulenza che ha valutato l’effettivo rischio di vita corso dalla signora che è valso la contestazione di tentato omicidio.

L’aggressore, con cui la donna aveva una relazione che, a quanto pare, era decisa a troncare, era fuggito. Era stato arrestato solo in seguito, dopo aver dormito – aveva rivelato - sotto ad un ponte. Ad incastrarlo era stata l’attivazione del telefono cellulare che fino a quel momento non aveva più utilizzato.

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