Sanità, le numerose criticità
del Mandic di Merate

Sono tanti i problemi che affliggono il San Leopoldo Mandic, che ormai da anni combatte come un malato cronico contro gli stessi malanni, senza che tuttavia chi se ne occupa riesca a trovare una cura efficace. Se la questione Punto nascite si è risolta con la chiusura del reparto lo scorso mese di maggio (vedi articolo sottostante), a rischio da tempo ce ne sono altri. La cui chiusura scatenerebbe un effetto domino che porterebbe inevitabilmente al declassamento dell’ospedale. A cominciare dal pronto soccorso, di cui, di tanto in tanto, si paventa la chiusura notturna. Mesi fa, il rischio era dato dalla mancanza di radiologi, che di fatto avrebbero potuto impedire al pronto soccorso di funzionare h 24 come succede negli ospedali di primo livello. Il reparto di emergenza e urgenza si regge poi grazie ai gettonisti, ovvero professionisti esterni che dipendono da cooperative con cui l’Asst stipula contratti. Una scelta obbligata per mancanza di medici disposti a sobbarcarsi i turni massacranti del pronto soccorso (12 ore) ma che ha conseguenze pesantissime. Anzitutto a livello organizzativo. Per chi dirige il reparto coordinare i collaboratori diventa più difficile. Inoltre, come avvenuto un paio di anni fa, si rischiano anche figuracce come quella del medico che aveva fatto apprezzamenti pesanti su una paziente. Dando del buongustaio al cane che le aveva azzannato la natica.

Anche un altro reparto fondamentale come la rianimazione è investito dai medesimi problemi visto che funziona grazie ai gettonisti. Per non parlare del fatto che questo ha conseguenze dirette sul numero delle sedute operatorie. Da mesi si trova in ambasce pure il reparto di radiologia, alla disperata ricerca di professionisti. Non si parla invece più della psichiatria che da dopo il Covid di fatto a Merate non esiste più. Gli sforzi per farla ripartire, sino ad oggi si sono rivelati vani.

Che dire poi degli altri reparti? La pediatria, come è naturale che sia, subisce le conseguenze dirette della chiusura del punto nascite. La pneumologia, che dipende dall’Inrca di Ancora, si dibatte con la carenza di personale infermieristico che quest’estate ha scatenato la protesta dei parenti di pazienti con problemi respiratori cronici. E così, il matrimonio con l’ospedale Mandic, che doveva portare vantaggi a entrambi, per adesso ha creato soltanto problemi, con tagli e riduzioni temporanee in rianimazione.

È di un paio di settimane fa la dichiarazione dell’assessore Guido Bertolaso che ha lasciato intendere che se la pneumologia non risolverà i suoi problemi interni, si farà in modo che l’Asst di Lecco apra un proprio reparto. A fare da contorno, i problemi del personale, che non è soddisfatto di come si lavora al Mandic. E che lamenta la qualità dei rapporti con i piani alti. Per esempio, tanti non apprezzano il fatto che il direttore generale parli più con i sindaci di quanto non comunichi con i suoi dipendenti. Con il risultato che spesso medici e infermieri vengono a sapere quello che accadrà solo leggendolo sui giornali.

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