Cronaca / Merate e Casatese
Lunedì 23 Novembre 2020
«Possiamo aprire
un pochino di più
Con buonsenso»
L’intervista Pierfranco Ravizza (Ordine dei Medici di Lecco). «Ma ricordiamoci che i nostri reparti sono ancora pieni»
Pierfranco Ravizza è presidente dell’Ordine dei medici. Lui non vede ancora, a Lecco, il calo netto della curva del contagio. Ma se l’attende oramai. Gli ospedali di Lecco e Merate hanno un carico, tra intensive e non, di circa 350 malati Covid da curare. Eppure Ravizza è speranzoso che si possa arrivare a un lockdown sempre più morbido.
Dottor Ravizza, le piace questo lockdown più “morbido” di quello di marzo?
Sono sempre stato un fautore del lockdown “morbido” come lo chiama lei. Mantenere sotto traccia questa bestia (il Covid, n.d.r.) con un Rt minore di 1, quello che limita piuttosto che favorire l’espansione, sarebbe perfetto. Ma detto questo, paradossalmente, tutto quello che riusciamo fare in termini di qualità di vita è ben fatto per la salute pubblica, per quella mentale e per quella economica. Chiudi tutto, ok, ma poi chi non riapre?
Esistono chiusure “intelligenti” da un punto di vista medico?
Chiusure intelligenti? Non so quali possano essere. Se tutti rispettassimo distanziamento, indossare le mascherine, avere attenzione a non fare assembramenti, avere riguardo a non fare riunioni inutili, le chiusure non sarebbero necessarie. Purtroppo i nostri reparti sono pieni di casi, a volte anche gravi. Anche tanti operatori della sanità stanno morendo. Moriamo anche noi... Tra negazionisti e rimbambiti di vario tipo, gente da battipanni se ne vede tanta in giro… E da lì le chiusure. Se però facciamo il giretto in bici, a piedi, stando attenti dove andiamo, magari non tutti sul San Martino, e cose del genere, io sono felice. Ne va anche della salute mentale delle persone. Più che le chiusure intelligenti ci vorrebbero più persone di buon senso.
A questo proposito: la appassiona il dibattito sul Natale?
È forse la festa più dolce dell’anno anche se penso che tantissimi non la vivono più nel senso primigenio, religioso, che l’ha generata. Fermo restando che le feste da soli sono tristi, che la solitudine genera depressione, appartengo però alla categoria che delle feste se n’è sempre fatto un baffo. Spesso ho lavorato, per cui è uno dei 365 giorni del calendario. E se per quest’anno non lo festeggiamo come le altre volte, possiamo fare un sacrificio. A meno che non ci sia dietro un significato profondo, religioso, morale della festa… Oppure a meno che non parliamo di economia… Ma allora dovrebbe essere sempre Natale…
Il tracciamento, però… L’avessero fatto subito all’inizio della seconda ondata forse non parleremmo di nuova emergenza…
Il tracciamento è possibile a maglie diversificate a seconda del numero delle persone che devi tracciare. Se hai cinque mele rosse in mezzo a mille gialle, le individui facilmente e capisci anche a quali mele gialle sono vicine. Ma se ne hai 500 rosse e 500 gialle, capire “chi-tocca-chi” non è più possibile. Sopra un certo numero di persone il tracciamento è impossibile. Sono state modificate più volte le norme per cercare di adattarle alla situazione. Se alla fine dell’estate siamo andati su metro e autobus come niente fosse, senza stare distanziati, senza mascherine, pensando che magari non servisse più se non sul mento, allora salta tutto… è lievitato tutto esponenzialmente e troppo in fretta. Di sicuro c’è sempre stata una disponibilità di tamponi non adeguata alle esigenze di quei periodi...
E il discorso sui vaccini antifluenzali? Uno scandalo…
È indubbio che qualcosa non è stato fatto nei momenti giusti. Fortunatamente questo ritardo di qualche settimana, vista la diffusione dell’influenza, è l’ideale per prevenire il picco delle influenze che è a gennaio… Siamo in ritardo su quando ci si aspettava l’influenza, ma siamo stati fortunati.
Si parla di premere sui medici di base per “costringerli” a curare a casa i malati meno gravi. È possibile e auspicabile?
No. Ci sono disparità molto grandi di organizzazione del lavoro tra medici di medicina generale: ci sono le cooperative, le medicine di gruppo, i medici che, per logistica del posto, hanno spazi esigui, ci sono persone che lavorano da sole in condizioni di superaffollamento… C’è un po’ di tutto e quindi una costrizione che impegni tutti a fare la stessa cosa, è impossibile. Almeno se si vogliono rispettare le norme di sicurezza e non si voglia mandare i medici al massacro. Ma chi ha la possibilità di contribuire alla sorveglianza dei pazienti in modo attivo per me lo fa già adeguatamente… Chi per logistica non riesce, rischierebbe troppo.
Dei malati di altre patologie, cosa facciamo?
L’ospedale di Lecco ha mantenuto una discreta fetta di attività normale. Grazie a Dio anche le persone che hanno altro possono continuare a essere curate. È chiaro che nell’imbuto del Covid rimarrà bloccato qualche cosa…
Le liste attesa in estate erano già di anni… Se anche finirà la seconda ondata, sarà dura recuperare, no?
Per questo bisogna puntare ad avere il massimo del sostenibile aperto, compatibilmente con la resistenza che cerchiamo di opporre al contagio. E’ un delicato equilibrio tra quello che possiamo permetterci di fare per mantenere il contagio sotto controllo e la soglia da non superare: quella che fa lievitare pericolosamente il contagio.
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