Ponte di Paderno, il caso finisce in Parlamento

Per il nuovo ponte di Paderno è stato direttamente coinvolto il Ministero delle Infrastrutture, rappresentato da Matteo Salvini, e questo ha inevitabilmente “alzato il livello”. Non deve sorprendere quindi che la questione approdi in Parlamento, visto che al di là degli annunci serve conoscere tempi e modi, soprattutto per i tempi ristretti. Mancano infatti solo 6 anni al 2030, data in cui si dovrebbe dismettere l’attuale San Michele e dovrebbe aprire il nuovo viadotto.

Della questione è stato interessato Fabrizio Benzoni, parlamentare di Azione, che ha presentato un’interpellanza a Salvini su appello della segretaria provinciale del partito di Carlo Calenda, Eleonora Lavelli. Benzoni chiede una risposta scritta a Salvini su «quali iniziative intenda adottare al fine di sollecitare i passaggi necessari a garantire l’avvio, l’esecuzione e la consegna dell’opera entro i termini. Secondo quali procedure intenda coinvolgere i Comuni del territorio compromessi dal futuro incremento di traffico ai fini della sua mitigazione. Se non ritenga opportuno intervenire affinché la soluzione progettuale considerata venga riesaminata al fine di tutelare la candidatura transnazionale del Ponte San Michele a patrimonio dell’Unesco». La scelta della collocazione del nuovo ponte è quella di costruirlo 30 metri a sud del viadotto esistente, con doppia corsia sopra e doppio binario sotto e questo comporta notevoli problemi tecnici, ingegneristici ma soprattutto burocratici. Il cosiddetto “piano del ferro” dovrà essere abbassato di circa 10 metri rispetto all’attuale collocazione dei binari, si dovrà costruire una nuova galleria che sia sul lato lecchese che sul lato bergamasco consenta il passaggio dei treni e questo potrebbe anche comportare l’esproprio e l’abbattimento di alcune abitazioni e costruzioni su entrambi i lati del fiume. I tempi sono anche parecchio ristretti e proprio per questo dalla sponda bergamasca è arrivata la richiesta di pensare per tempo ad eventuali deroghe al termine del 2030 per la dismissione del San Michele.

Benzoni tra l’altro ventila la possibilità che la cancellazione della candidatura del Rothlisberger all’Unesco possa inficiare anche quella degli altri 5 ponti sparsi per l’Europa che facevano parte dello stesso pacchetto: «Tale scelta risulta incompatibile con le linee guida UNESCO e quindi il capitolo candidatura appare da archiviare: tale esito è fonte di grande delusione per il territorio trattandosi di un disegno a cui la collettività lavorava da anni attraverso una filosofia di sviluppo territoriale con al centro le risorse ambientali e storiche del territorio. Questa decisione potrebbe non solo avere ripercussioni sull’intera candidatura transnazionale - potenzialmente pregiudicando il lavoro svolto anche da altri Paesi - ma va contro la tutela e la valorizzazione del patrimonio architettonico italiano così famoso e celebrato nel mondo»

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