Perde il bimbo alla 34esima settimana di gestazione

Una perdita terribile, quella di un bambino di 34 settimane, estratto oramai morto dal grembo della mamma, colta da emorragia lunedì scorso. I fatti risalgono alla notte del 19 agosto, ma sono emersi solamente ieri. L’Asst di Lecco ammette solamente, per tutela della madre, che, purtroppo, il bambino risulta deceduto e in questi casi c’è sempre un “audit” interno per capire le cause della morte e stabilire eventuali criticità nella presa in carico della paziente. Non essendoci il direttore generale Marco Trivelli, le sue funzioni sono esercitate dalla direttrice sanitaria Alessandro Grappiolo, che ieri sera si è riunita con i direttori di dipartimento di Asst coinvolti per analizzare il caso. Particolari, però, non sono emersi se non che una giovane donna, trentenne, del meratese, giunta quasi “a termine” (lo sarebbe stata dalla 37esima settimana in poi), si è presentata lunedì sera al Pronto Soccorso del Mandic di Merate con abbondante perdita di sangue. Il che ha messo in allarme il nosocomio meratese. Nel giro di mezz’ora, ma anche le tempistiche sono in fase di valutazione, la donna è stata portata in ambulanza a Lecco dove, sottoposta a taglio cesareo, le è stato estratto il bambino morto dal grembo. La prima ipotesi, che deve però trovare conferma ufficiale, parlerebbe di un aborto spontaneo. Il bambino, cioè, sarebbe morto in seguito a questo aborto e la donna sarebbe stata operata per fermare l’emorragia, a Lecco. Il che, se non altro, non lascerebbe alla mamma lo strazio del dubbio sul fatto che un intervento più rapido avrebbe potuto salvare la sua creatura.

Una tragedia che, comunque, dovrà essere chiarita nei particolari e ripropone, la diatriba sulla chiusura del punto nascite di Merate dove, sicuramente e in ogni caso, fosse stato operativo, si sarebbe intervenuti d’urgenza direttamente al Mandic. È chiaro altresì che il tempo potrebbe essere stato decisivo nella risoluzione di questo caso e questa tempo-dipendenza dell’intervento potrebbe configurare il problema principale. Il punto nascite dell’ospedale di Merate è stato chiuso a maggio e quando ci sono donne con problemi ginecologici legati al parto, o problemi conclamati al feto, anche prima della chiusura del punto nascite le donne che aspettavano di partorire erano mandate al Manzoni di Lecco dove c’è una chirurgia d’urgenza ostetrica (necessaria a intervenire in questi casi), oltre a una terapia intensiva neonatale, a volte utilissima nel curare e spesso salvare i bambini che nascono pretermine, come avrebbe potuto nascere lo sfortunatissimo bimbo perito martedì.

Ma l’indirizzamento verso Lecco avviene, di solito, al primo palesarsi di problemi. Non a emergenza in corso, come, pare, sia avvenuto in questo frangente. In questi casi, invece, attualmente il personale del Mandic può solo indirizzare la partoriente sul più vicino ospedale di Vimercate, oltre che a Lecco. Da considerare, infine, anche l’ineluttabilità del fatto. Ovvero se il bambino, comunque, per le condizioni in cui si è venuta a trovare la mamma, sarebbe comunque morto o, come ipotizzato in prima istanza, fosse già morto al palesarsi dell’emorragia.

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