
Cronaca / Merate e Casatese
Lunedì 21 Aprile 2025
Papa Francesco e la storica visita a Monza: un milione di fedeli, ventimila lecchesi
Lecco
Parco di Monza, 25 marzo 2017. Se c’è un evento che plasticamente ritrae la vicinanza di Papa Francesco alla Diocesi di Milano e al Lecchese, quello è senza dubbio l’evento brianzolo di otto anni fa, con il polmone verde attorno a Villa Reale trasformato in una cattedrale a cielo aperto per circa un milione di fedeli. Ventimila dei quali, lecchesi.
Le cronache, firmate tra gli altri da Vittorio Colombo e Antonella Crippa, parlano di «un susseguirsi di cartelli che rimandano ai nostri rioni e ai nostri paesi. Quelli di Acquate partiti all’alba, quelli di Verderio che sembrano tantissimi, i camminatori arrivati da Casatenovo, i volontari della Nostra Famiglia nella grande area dedicata ai disabili, e poi decine di altri gruppi. Una bella folla di facce pulite, tantissime famiglie con i bambini. Domina il giallo, ma c’è chi non rinuncia alle bandiere della Pace. Multicolore, come il popolo di Francesco. I ragazzi di Comunione e Liberazione e gli Scout, facce da oratorio e magliette col volto di Springsteen. E in effetti c’è tanta musica, aspettando il Papa. Vasco Rossi e Lucio Dalla con i suoi angeli. E poi lo “zio rock” Omar Pedrini che canta del “sole spento” di un carcerato».
Il palco stesso è «un simbolo dell’incontro tra culture e fedi, un omaggio al luogo che ha ospitato l’evento. Due grandi torri laterali, in alluminio e ferro, sorreggevano la copertura, come i pilastri di un grande ponte. Sulla sinistra la grande tribuna a gradoni da 500 posti che ha ospitato il coro e la pedana per i 40 membri dell’orchestra; al centro la zona su cui sono montati l’altare liturgico e le sedute dei celebranti; a destra la zona riservata ai disabili. Grande attenzione era stata posta anche al rispetto dell’ambiente: i fondali della scenografia sono di legno riciclato».
Per quanto riguarda i numeri, solamente il decanato di Lecco aveva portato circa 4.000 fedeli alla messa del Papa. Moltissimi erano andati in treno, altri in pullman; pochi con l’automobile. C’erano anche i cori parrocchiali lecchesi, che avrebbero animato la messa del Papa, e i chierichetti di molte parrocchie.
Tutti avevano voluto essere presenti, compresi i tantissimi volontari lecchesi che hanno all’organizzazione logistica della messa e dei vari eventi in programma.
Francesco arriva attraversando tutto il parco sulla “papamobile”.
Quando sale sull’enorme altare, la voce all’inizio è quasi un filo, sembra stanco. Poi, consumata la ritualità, riprende tono.
«Il nuovo incontro di Dio col suo popolo avrà luogo in posti che non ci aspettiamo. Nelle periferie , dice. Non sarà un luogo riservato a pochi mentre la maggioranza resta fuori in attesa. E ancora: si specula, si specula sulla vita, sulla famiglia, sui poveri e sui migranti, sui giovani e sul loro futuro. Tutto ridotto a cifre, mentre nella vita quotidiana di tante famiglie entrano insicurezza e precarietà. Che fare, allora? Non possiamo, non vogliamo rimanere davanti a tante situazioni dolorose come meri spettatori che guardano il cielo aspettando che “smetta di piovere”. Tutto ciò che accade, è il messaggio del Pontefice, esige da noi che guardiamo al presente con audacia, con l’audacia di chi sa che la gioia della salvezza prende forma nella vita quotidiana della casa di una giovane di Nazareth».
«Credo solo in lui»
La sintesi dell’intensità di tanti fedeli verso la giornata con il Papa è anche nelle parole di uno dei lecchesi presenti. «Ho cinquant’anni, non vado più in chiesa dai tempi della cresima, ma oggi sono qui. Credo in Papa Francesco», dice Marco, che è arrivato da Lecco e spinge la carrozzella con la sua ragazzina disabile.
Una posizione forse non ineccepibile da un punto di vista teologico, ma che la diceva lunga sull’impatto di un Papa che anche allora continuava a parlare di muri da abbattere e che aveva cominciato la sua visita a Milano da quel rione della periferia estrema famoso solo per i fortini dello spaccio e per l’aula bunker di via Ucelli di Nemi dei maxiprocessi contro le Brigate Rosse.
Anche al Meazza
Poche ore più tardi, il Papa sarebbe poi stato a San Siro, di fronte ai cresimandi della Diocesi.
Ancora una volta, tanti lecchesi.
In questo caso, sono le parole dell’allora sacerdote dell’oratorio di San Luigi di Lecco, don Filippo Dotti, a dare intensità al racconto. In 150 erano partiti, insieme a lui, dal Matitone.
«Quando il Santo Padre è arrivato i nostri ragazzi sono andati in estasi: erano tutti in visibilio – raccontava sul nostro giornale -. È stata una festa veramente strepitosa, in uno stadio stracolmo di colori: una cosa davvero mai vista. L’entusiasmo dei nostri ragazzi, sia i più grandi che i più piccoli (di quinta elementare e prima media, nda) era alle stelle: hanno iniziato a cantare e a inneggiare al Papa. Davvero splendidi momenti».
Fotoricordo di una giornata di inizio primavera, quando un Papa del popolo era stato in grado di abbracciare la speranza, le paure, i sogni, la fede di tanti lecchesi e non solo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA