Paderno: chiude lo Stallazzo, petizione per chiedere l’intervento di ripristino sull’alzaia

Ha chiuso definitivamente il ristoro dello Stallazzo, gestito negli ultimi anni dalla cooperativa Solleva, messo in crisi dalla mancanza di avventori, bloccati dalla frana che lo scorso 16 maggio era avvenuta nella zona della Conca Madre, a sud, nel territorio di Cornate d’Adda. L’altra sera è stato chiuso il portone e da ieri mattina nessuno ci ha messo piede, forse non riaprirà mai.

Ma il direttore della cooperativa, Luigi Gasparini, ha lanciato una petizione su change.org per far pressione sulla Regione Lombardia perché metta mano al più presto alla frana o quanto meno costruisca una passerella pedonale e ciclabile che la superi, ancorandola al muro dell’alzaia, così che la prossima primavera possa riprendere il transito e l’attività del ristoro. La petizione è stata lanciata da poco più di un giorno ed ha già superato il migliaio di firme, è raggiungibile all’indirizzo https://chng.it/WSWt4YdJYL:

«Mille firme digitali per lo stallazzo e per la riapertura dell’alzaia dell’Adda. Un risultato straordinario ottenuto in sole 27 ore di campagna informativa. Vogliamo ringraziare calorosamente tutte le persone che ci hanno sostenuto sin dalle prime ore. Uniti si vince e siamo certi che il traguardo possa essere a portata di mano. La regione Lombardia non potrà ignorare un consenso così importante ed immediato, logica conseguenza di un sentimento popolare vivo e condiviso, chiediamo a tutti di sottoscrivere la nostra petizione per raggiungere risultati ancora più importanti», dice Gasparini. Sono stati i conti economici sempre più problematici a spingere la cooperativa a questa decisione, che ha spiegato nella lettera inviata al Parco Adda Nord nei giorni scorsi:

«Negli ultimi mesi lo Stallazzo riceve introiti molto ridotti e specificatamente in questo mese di novembre l’incasso complessivo mensile sarà probabilmente inferiore a 1500 euro. Considerando che le spese mensili energetiche assommano mediamente a 450 euro e la spesa per gli acquisti delle derrate alimentari è di circa 500 euro, sommando anche i costi per le bombole gas e altre voci minori, resta ben poco da dividere. Impossibile pensare di prendere in carico il lavoratore che ha un costo aziendale di 2500-3000 euro. Abbiamo subito chiesto la disponibilità di cooperative sorelle per farsi carico del lavoratore, ma è impensabile poter risolvere nell’immediato. L’unica possibilità rimasta è “chiudere” per non compromettere l’intero assetto della cooperativa. Ringraziamo tutti coloro che in questi mesi ci sono stati vicini, sostenendo nella concretezza quotidiana le nostre attività»

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