Cronaca / Merate e Casatese
Sabato 02 Aprile 2016
Osnago. Street art in azienda
Così Fomas celebra i 60 anni
Il gruppo lecchese occupa 1450 persone, una multinazionale con fabbriche in Francia, India, Cina e Usa
Sessant’anni in cento metri di murales. Lo spray di tre artisti bergamaschi ha disegnato sui muri dello stabilimento la storia per immagini della Fomas, nata ad Osnago nel 1956.
In fabbrica c’erano tre magli e venti operai. Oggi, giunto alla terza generazione, c’è il gruppo Fomas, una multinazionale tascabile con stabilimenti in Francia, India, Cina e Stati Uniti, 1450 dipendenti e un fatturato di 400milioni (più del 70% di export).
La street art - che è un’espressione dei giovani - per raccontare un’azienda che, come tutte, deve conservarsi giovane per restare competitiva. Si sostituisce specie con impresa e sui mercati vale quanto scritto da Darwin: «Non è la specie più forte che sopravvive ma quella più ricettiva ai cambiamenti».
Spiega Jacopo Guzzoni, l’amministratore delegato del gruppo: «Siamo impegnati ad ampliare la gamma, con un’offerta che guarda sempre più al prodotto finito, che quindi riunisce tutte le fasi della lavorazione: forgiatura, saldatura, trattamento metalli».
Il processo produttivo si allunga, mentre si accorcia il percorso che porta al cliente. Oggi più di ieri, le aziende devono essere glocali. Aggettivo che Guzzoni declina così: «Da vent’anni abbiamo uno stabilimento a Chennai, in India. Una scelta che avevamo fatto per essere vicini ai clienti, e che negli anni si è rivelata corretta. I clienti - sottolinea l’ad Fomas - vogliono un fornitore globale, che ha competenze, tecnologia, qualità ed esperienza che derivano dall’essere presenti su più mercati, ma vogliono anche un produttore che sta vicino, con cui condividono cultura e modi di lavorare. E che garantisce un risparmio, economico e ambientale, sul trasporto. Questo facciamo in India dal 1996, dal 2008 in Cina, dal 2014 negli Usa».
In questo periodo, il settore, meglio, il mercato in cui opera la Fomas non sta benissimo: «Con il petrolio a questi livelli - nota Guzzoni - le compagnie dell’oil & gas sono ferme, e oggi questo mercato è sparito. Gli investimenti dovrebbero ripartire con il barile a 60-70 dollari. Crescono invece il settore delle turbine eoliche e altri mercati in cui siamo presenti. Dal punto di vista geografico - continua Guzzoni - le prospettive migliori le vediamo negli Usa e in Asia, mentre l’Europa continua ad arrancare».
Mercato difficile, quindi, che comunque non impedisce alla Fomas di crescere. La mini serie dei fatturati dice: 385 milioni nel 2014; 400 nel 2015; un budget 2016 attorno ai 420. «Le vendite aumentano nota Guzzoni - ma per mantenere il trend dei volumi dobbiamo ridurre la marginalità e il risultato netto di bilancio».
Il problema delle multinazionali - e la Fomas lo è - è riuscire ad integrare culture manageriali e di lavoro diverse: «Il nostro gruppo è molto integrato ed unito. Fin dall’apertura o dall’acquisizione degli stabilimenti esteri siamo riusciti a portarvi l’esperienza, l’organizzazione, le competenze e la cultura che sono nostro patrimonio da sessant’anni. E il processo di trasferimento è riuscito».
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