Cronaca / Merate e Casatese
Sabato 11 Maggio 2019
Osnago, la sfida di Matteo
Cerca un donatore per sopravvivere
Il sedicenne è affetto da beta talassemia mayor
Il primo trapianto ha avuto successo solo al 20%
Appello ai giovani tra i 18 e i 35 anni e anche al Bertacchi
Giovani lecchesi, fatevi avanti e donate il midollo osseo per salvare la vita a Matteo. Lui è Matteo Puddu, 16 anni, nato in Sardegna ma ormai da svariati anni abitante ad Osnago, dove è arrivato da piccolo assieme alla mamma Maria Luisa Fois, che l’ha avuto appena ventunenne. Matteo è affetto da «beta talassemia mayor», spiega la madre, ed ha già subito un intervento di trapianto di midollo osseo secondo la tecnica della terapia genica, ma ha avuto scarso successo, solo il 20% delle cellule sono attecchite e avrebbe bisogno di un altro donatore compatibile.
Come fare per dare aiuto
Ecco perché servirebbe che il maggior numero possibile di giovani, dai 18 ai 35 anni, si rivolgessero alle Avis, agli ospedali, ai centri Admo – associazione donatori midollo osseo – per poter donare e dare una speranza a questo ragazzo. Che è uno di noi, ha frequentato le ultime due classi delle elementari a Osnago, le medie a Cernusco, ed adesso il Bertacchi a Lecco, nella seconda dell’indirizzo turistico sportivo. Maria Luisa Fois ha già lanciato un appello nella sua terra natale, lo fa anche da noi.
«Sono rimasta incinta di Matteo quando avevo ventun anni, sia io che mio marito risultammo portatori di beta talassemia mayor e il bambino ne risultò affetto. Andando contro il parere della ginecologa decidemmo di tenerlo e venne al mondo il 16 maggio 2003, appena 2 chili e 800 grammi di peso».
Da lì inizia una sorta di calvario, sia per il piccolo che per la famiglia, con i controlli, e il consiglio da parte dei medici di prendere in considerazione un trapianto di midollo osseo: «Nel 2005 decidemmo di iscrivere Matteo alla banca del midollo osseo, mi sono iscritta anche io nel 2008, tanto che un anno dopo mi comunicarono che ero risultata compatibile con un possibile soggetto ricevente, ma non potei donare essendo fresca di parto». Maria Luisa Fois ha quindi vissuto entrambe le facce di questa vicenda, madre di un piccolo che avrebbe bisogno di un trapianto, possibile donatrice, con tutti i vincoli medico scientifici del caso.
Nel 2013, quando Matteo ha 10 anni, la famiglia decide di trasferirsi da Sestu, vicino a Cagliari, a Osnago e viene scelto il San Gerardo di Monza come ospedale di riferimento per le cure ed una eventuale donazione.
Inserimento difficile
«L’inserimento di Matteo a scuola non è stato semplice, non solo per far comprendere la sua malattia, ma anche perché è stato bullizzato. Fino a che due anni dopo, ci comunicano che si può fare la terapia genica».
Matteo è eligibile per questa nuova tecnica, inizia un periodo con molti esami, cure, ricoveri, la chemioterapia, il trapianto con le nuove cellule. Poi il verdetto, non buono, solo il 20% ha attecchito e quindi si deve riprendere da capo tutta la trafila. Il primo passo è proprio trovare un nuovo donatore, al momento in banca dati non ce n’è uno: «La speranza di Matteo è che aumentino i soggetti donatori in modo che se ne trovi uno compatibile. So che anche a scuola si stanno muovendo, c’è un professore che ne parlerà con i suoi compagni di classe, questo mi fa molto piacere».
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