Cronaca / Merate e Casatese
Venerdì 28 Giugno 2019
La Lega: «Senza casa
ma con la piscina»
Bione La denuncia del consigliere comunale Andrea Corti: «Sono tre anni che chiedo spiegazioni al sindaco». L’altra sera in aula Brivio ha detto che si sta cercando di sistemare le famiglie, italiane, in alloggi veri e propri
Non solo le roulotte, non solo lavatrici e gazebo metallici in bella vista, non solo l’eterno tema della spazzatura e degli allacciamenti, ma, dai giorni scorsi, anche una piscina. Niente da fare, il parcheggio esterno del centro sportivo del Bione non trova pace. Del resto, è proprio il casus belli dell’insediamento dei nomadi che stenta a trovare una logica e una soluzione, e non da ieri, ma da anni.
A rimettere la questione al centro del dibattito è stato il consigliere comunale leghista Andrea Corti. «Ogni giorno passo davanti all’area in questione, e ogni giorno penso a quale schifezza estetica è la cartolina che si presenta a chi fa il suo ingresso in città da quel versante. Nei giorni scorsi, in particolare, avevo notato lo scheletro un gazebo in metallo che ho segnalato anche lunedì scorso in consiglio comunale. Avvicinandomi ulteriormente, la sorpresa. Al riparo dagli sguardi degli automobilisti, dietro un paio di furgoni, ecco pure una piscina. Ora io mi chiedo davvero se stiamo scherzando o meno. Ci ricordiamo che quell’area è e resta un parcheggio pubblico?».
Da dove viene l’acqua?
La piscina, in effetti, c’è eccome. Del resto, completa un corollario di installazioni (dai tavolini esterni alle reti tirate alla meglio dai camper a una transenna artigianale) che certamente contribuisce a rendere maggiormente vivibile un luogo che, tuttavia, vivibile non dovrebbe essere. La questione, per carità, non è burocraticamente agevole. Ciononostante fa ormai parte delle cronache cittadine da ormai un decennio e di soluzioni all’orizzonte non se ne vedono.
Durante il question time di lunedì sera, il sindaco di Lecco Virginio Brivio aveva confermato che la strada maestra resta quella di una nuova area attrezzata con maggior dignità e sicurezza dell’attuale collocazione. Già, ma come? «A seguito di un ulteriore censimento, abbiamo aperto due rapporti paralleli, sia con un realtà operante su Roma e Milano e specificamente legata a questi temi, sia con Fondazione Arca per pensare ad un progetto pubblico privato con le famiglie interessate. Ultima possibilità, il progetto di reinserimento dei nuclei familiari dell’area Bione in un circuito ordinario di alloggi fissi. Non è una strada semplice, l’obiettivo però resta il superamento dell’attuale situazione, in un lasso di tempo ragionevole».
«Tempo ragionevole?»
«Quando sento parlare di tempo ragionevole, non posso fare a meno di sentirmi preso in giro – è però la reazione del consigliere del Carroccio, Andrea Corti – tre anni fa ho presentato io stesso un’interpellanza puntuale su quale fosse lo stato dell’arte di quell’area e quali le soluzioni da trovare. Niente, dopo tre anni non è cambiato nulla. Forse tre anni non sono un tempo ragionevole? Mi verrebbe da consigliare al sindaco Brivio, più che la Fondazione Arca, l’associazione ruspa. La guida un ministro dell’Interno che sarebbe molto contento di risolvere a suo modo la situazione».
Una cosa è certa: in mezzo ai flutti della bagarre politica, si increspa ora da qualche giorno anche l’acqua della piscina del campo nomadi. Sarà pure smontabile in un amen, ma come simbolo di un imminente trasloco, diciamo che non è il massimo.
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