Cronaca / Merate e Casatese
Mercoledì 22 Aprile 2020
I 400 contagiati negli ospedali
Partita l’indagine a Lecco
Interrogatori Ascoltati per conto della magistratura, i dipendenti confermano la mancanza di protezioni
«Ho semplicemente raccontato quello che vado dicendo, con i colleghi, da non so più quante settimane. Ossia che non si è stati in grado di gestire l’emergenza, prevedendo percorsi separati per i malati di Covid, o presunti tali, e il resto dei degenti. Che sono mancati, e ancora mancano, presidi di protezione individuale adeguati a fronteggiare la pandemia e che, per tutti questi motivi, quasi 400 colleghi sono risultati positivi al test per il coronavirus. Che mancano i test a tappeto al personale in servizio, che chiediamo praticamente dall’inizio dell’epidemia. Nulla di nuovo, per quel che mi riguarda. Soltanto che ora spero arrivino risposte concrete».
Interrogato
Il coordinatore della Rsu dell’Azienda socio-sanitaria territoriale di Lecco, Ercole Castelnovo, delegato Cgil, è stato sentito a sommarie informazioni testimoniali ieri mattina dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Lecco, che hanno acceso un faro sulle numerose segnalazioni “piovute” nelle ultime settimane dai rappresentanti dei lavoratori, confederali e non (l’Unità sindacale di base ha infatti inoltrato una formale denuncia alla Procura della Repubblica) che ha avviato accertamenti sulla gestione dell’emergenza Covid-19 nelle strutture sanitarie e socio-assistenziali della nostra provincia.
Agli investigatori dell’Arma la gestione degli accertamenti per quello che riguarda gli ospedali lecchesi oltre alla casa di riposo “Frisia” di Merate, per la quale i carabinieri hanno già iniziato la scorsa settimana l’audizione del personale dipendente. Alla Squadra Mobile della Questura e alla Guardia di Finanza di Lecco, invece, i sostituti procuratori Giulia Angeleri e Andrea Figoni, l’approfondimento sulle case di riposo: ne sarebbero state individuate 24 in tutto.
Da lunedì, gli investigatori dei carabinieri stanno ascoltando i delegati sindacali, più volte intervenuti sul problema della diffusione del virus tra il personale in servizio, tanto da arrivare a proclamare due giornate di mobilitazione, anche se simbolica –. «Nessuno ha intenzione di lasciare sguarnito il proprio posto in ospedale: è un modo per far sentire la nostra voce senza penalizzare chi ha bisogno di assistenza», avevano spiegato i sindacati confederali la scorsa settimana – annunciando la protesta per il 24 e il 25 aprile: la prima giornata sarà dedicata ai dipendenti degli ospedali, che scatteranno un selfie a inizio turno con il volantino di rivendicazioni in mano, da inviare alle istituzioni; la seconda prevede la sottoscrizione di una cartolina, da parte di tutti i cittadini che riterranno di aderire alla campagna, da inviare in Regione e all’Ats per chiedere, tra le tante altre cose, tamponi per tutti i lavoratori.
Le accuse
Giusto un mese fa, le organizzazioni sindacali territoriali avevano inviato una diffida ai vertici aziendali. Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil avevano invitato l’Azienda ospedaliera ad adempiere alle proprie responsabilità «a fronte dell’insufficiente fornitura di idonei dispositivi di protezione individuale per il personale esposto al rischio di contagio da Covid-19». Perché, a loro giudizio, la diffusione del contagio tra il personale della Asst di Lecco, «dati in costante aumento, va ricondotta sia a una carenza di dispositivi di protezione individuale sia a una organizzazione del lavoro poco compliante alla gestione pazienti Covid-19. Risulta infatti che il personale che presta servizio presso l’Azienda sociosanitaria territoriale operi in condizioni che non rispettano gli standard di sicurezza previsti, il tutto con la conseguente possibile messa a rischio della salute degli operatori stessi e degli utenti».
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