Dopo la frana chiude lo Stallazzo, l’ultimo disperato appello

Lo Stallazzo chiude, impossibile continuare. L’annuncio di Luigi Gasparini, presidente della Cooperativa sociale Solleva, è una disperata richiesta d’aiuto. Dopo mesi di agonia con alternanze di speranze e delusioni, la decisione della Cooperativa solleva era da qualche settimana nell’aria: impossibile da scongiurare. «Nessuna polemica, nessuna accusa: è il tempo del lavoro!- dice Gasparini-. Bisogna lavorare assiduamente per rimuovere la frana in tempi decorosi e bisogna lavorare per costruire nuovi progetti e ripensare l’intera area alla luce di mutate strategie. Ciascuno deve fare la propria parte e nei prossimi giorni la cooperativa solleva presenterà pubblicamente sue proposte ed iniziative».

Di seguito il comunicato inviato a presidente del parco Adda Nord e ai sindaci di Paderno e Cornate

«Carissimo Presidente, carissimi Sindaci, siamo a comunicare che in assenza di fatti concreti ad elevato impatto che dovranno però verificarsi nelle prossime ore o giornate, saremo costretti a sospendere le attività del Ristoro Stallazzo dal mese di dicembre e più precisamente da lunedì 2 dicembre. Le condizioni economiche non permettono il prosieguo dei servizi

Presenze estremamente ridotte, incassi largamente insufficienti a coprire le spese. A queste negatività si è aggiunta nei giorni scorsi la decisione INPS di non prorogare la cassa integrazione per i lavoratori. Per meglio comprendere le dinamiche ecco una breve cronistoria

A seguito della frana che ha interrotto l’alzaia dell’Adda che porta al Ristoro Stallazzo, la cooperativa ha dovuto porre in cassa integrazione i dipendenti in servizio, revocando tutti i contratti di tirocinio ed inserimento lavorativo

Uno dei due soggetti interessati dalla cassa integrazione ha trovato subito una diversa opportunità lavorativa, mentre l’altro ha usufruito dell’ammortizzatore sociale per i primi tre mesi- Nei giorni scorsi l’INPS ha però inaspettatamente rigettato la richiesta di proroga della cassa integrazione Il lavoratore dovrebbe quindi rientrare in servizio allo stallazzo, ma la circostanza si rende impossibile perché la cooperativa non dispone della necessaria economia

Negli ultimi mesi, lo stallazzo riceve introiti molto ridotti e specificatamente in questo mese di novembre l’incasso complessivo mensile sarà probabilmente inferiore a 1500 euro. Considerando che le spese mensili energetiche assommano mediamente a 450 euro e la spesa per gli acquisti delle derrate alimentari è di circa €500, sommando anche i costi per le bombole gas e altre voci minori, resta ben poco da dividere

Impossibile pensare di prendere in carico il lavoratore che ha un costo aziendale di 2500-3000 euro. Abbiamo subito chiesto la disponibilità di cooperative sorelle per farsi carico del lavoratore, ma è impensabile poter risolvere nell’immediato. L’unica possibilità rimasta è “chiudere” per non compromettere l’intero assetto della cooperativa

Ringraziamo tutti coloro che in questi mesi ci sono stati vicini, sostenendo nella concretezza quotidiana le nostre attività: il Rotary Club di Merate, varie Pro loco, varie Associazioni e Cooperative, musicisti ed artisti in genere, privati cittadini

Ringraziamo anche i media locali che hanno accolto e rilanciato i nostri appelli. Certamente non intendiamo mollare il colpo, anzi insisteremo con forza in tutte le sedi per chiedere la soluzione dei problemi. Siamo convinti che lo Stallazzo e l’area ecomuseale meritino un’attenzione assoluta perché rappresentano il meglio delle nostre tradizioni e della nostra cultura operosa.

Siamo consci che lasciare le strutture all’abbandono significhi compromettere il lavoro svolto negli anni da decine di volontari. Facciamo quindi un appello a tutte le parti perché da subito si metta in campo uno sforzo straordinario per provare ad “inventare” qualcosa e percorrere strade nuove».

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