Donne e uomini che cambiano il mondo: a Merate il premio «Fuoco dentro»

Donne e uomini incredibili per la dedizione alla propria vocazione e per la grandezza dei propri sogni. Persone normali diventano straordinarie perché animate da un fuoco dentro che gli permette di cambiare il mondo. Domenica sera, nel teatro del collegio Villoresi di Merate, se ne sono viste alcune, a cui monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, e l’associazione Elikya hanno assegnato il premio “Fuoco dentro”.

Un riconoscimento è andato alla martire suor Luisa Dell’Orto, uccisa a Port-au-Prince, due anni fa nel 2022. «Durante il liceo - ha raccontato la sorella Adele, che insieme ai fratelli Carmen e padre Giuseppe ha partecipato alla cerimonia - durante il liceo non trovava risposte al suo desiderio di felicità. Ha preso il Vangelo e scoperto che solo la fede dona dignità alle persone». Da lì la scelta di abbracciare la via indicata da Charles de Foucauld perché «volveva vivere la sua vita con gli altri». A Roma, nella basilica di San Bartolomeo all’isola, santuario dei nuovi martiri del XX e XXI secolo, oggi ci sono due sue reliquie: una campanella con cui richiamava i ragazzi ad Haiti e il Vangelo su cui pregava.

È una storia diversa quella di Sara e Carlo Caiani, che da diciotto anni gestiscono una casa per minori a San Girolamo a Vercurago. «Volevamo che la nostra vita fosse un campeggio che durava tutto l’anno», ha detto Carlo Alberto. E così è stato. Quando hanno incominciato, entrambi avevano una vita lavorativa ben avviata. Mancava qualcosa. Poi, sulla strada di Sara ci sono stati un paio di «inciampi». Prima l’incontro con un padre somasco, che l’ha coinvolta in un gruppo di assistenza a ragazze di strada a Milano. Poi quello con un secondo padre, che le ha offerto la possibilità di continuare ad aiutare gli altri conciliando la famiglia con questo desiderio di fare del bene a chi «nel sorteggio Uefa della vita non era andata molto bene».

Diciotto anni durante i quali, nella casa di Sara e Carlo Alberto sono passati tanti ragazzi che hanno permesso a loro e ai loro tre figli di «vedere il bello in ogni persona indipendentemente dalla provenienza».

Toccante il racconto di don Claudio Burgio, fondatore dell’associazione Kayros, oggi noto come “il prete dei rapper”. Da lui sono passati personaggi come Baby Gang e Simba la Rue. «All’inizio è stato difficile ma poi ho capito che la realtà va guardata tutta intera. Così ho scoperto che c’è bellezza anche in quel linguaggio musicale così lontano dai miei gusti. Ascoltando le loro canzoni, ho approfondito la loro vita e capito da dove vengono».

Blessing Okoedion era arrivata in Italia con un sogno di rinascita. Si è ritrovata vittima della tratta e sfruttata dal mercato della prostituzione. Ha trovato la forza di ribellarsi. «Volevo subito tornare in Niger. Poi, mentre ero a Casa Rut a Caserta, è arrivata una ragazza minorenne. Ho capito che dovevo impegnarmi per aiutare chi si era ritrovato nella mia stessa condizione». Ha così fondato l’associazione Weavers of Hope.

Suor Nabila Saleh è stata premiata perché per sei mesi è rimasta rifugiata nella parrocchia latina a Gaza insieme a oltre 600 rifugiati. Franco Vaccari, invece, ha ottenuto un premio perché attraverso il suo progetto Rondine ha saputo convincere tanti governi a destinare una minuscola ma significativa quota stanziata per gli armamenti al finanziamento di borse di studio per ragazzi.

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