Cronaca / Merate e Casatese
Mercoledì 19 Settembre 2018
Diana, marchio messo all’asta
Vale 750mila euro
In vendita lo storico brand di costumi da bagno
All’asta lo storico marchio di costumi da bagno “Diana”. Per aggiudicarselo serviranno alle persone interessate almeno 750 mila euro.
È questa la stima redatta da Roberto Moro Visconti, professore associato di finanza aziendale dell’università Cattolica di Milano, che ha ricevuto dal curatore fallimentare dell’azienda Rue Royal Diana.
Tenuto conto degli ultimi bilanci e di tutta una serie di dati, l’esperto è arrivato alla conclusione che al 1° gennaio 2018, «il presumibile valore residuale di mercato del marchio Diana®, di proprietà di Rue Royale Diana S.r.l., può essere orientativamente stimato in un importo pari a 700 mila euro». Alla stessa data, «il presumibile valore potenziale del marchio Diana® può invece essere orientativamente stimato in un importo pari 800 mila euro».
Sulla base di queste indicazioni, è stata indetta un’asta. Per la presentazione delle offerte, c’è tempo fino al 25 ottobre. Si parte da una base di 600 mila euro (che con gli oneri arrivano a 750.300). La gara è stata aperta da Astexpo.
Si riaccendono, quindi, le speranze di rivedere nelle piscine di tutto il mondo la storica freccia della Diana, resa celebre da tanti campioni e dai loro successi nelle piscine di Olimpiadi, Mondiali e altre gare.
Fondata nel 1947, la Diana aveva sede a Merate. All’inizio produceva intimo. Quindi, nel 1955, si era messa a realizzare anche costumi da bagno. La freccia, che ne caratterizza il simbolo, e che fa riferimento a Diana dea della caccia, è del 1972, quando viene depositato il marcio. Tre anni più tardi sbarca sul mercato il primo costume da pallanuoto anti-presa e la prima cuffia monoblocco con protezione frontale per pallanuoto.
Da lì è un continuo successo a livello internazionale. La Diana comincia infatti a produrre costumi per gare ad altissimo livello. Nel 1980, durante le Olimpiadi di Mosca, fa il suo debutto il costume più leggero al mondo. Nel 1986, durante i mondiali di Madrid, la rivoluzione riguarda i costumi integrali femminili. Quindi, negli anni ’90 e 2000, viene prodotto il costume Submarine, che riduce notevolmente l’attrito in acqua e permette di aumentare la velocità.
Successivamente, con l’apertura dei mercati mondiali, arriva invece la fase di declino. Che continua anche con la vendita dell’azienda da parte della famiglia Bechis, fino al fallimento, dichiarato nel luglio 2017.
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