Corruzione e cantieri bloccati, in aula quattro lecchesi

I presunti accordi illeciti con il funzionario comunale, i cantieri sotto sequestro, la rabbia delle persone che sperano di entrare nelle loro case. Per Alberto Riva, 66 anni, immobiliarista molto noto con casa a Imbersago, si è aperto oggi al tribunale di Monza il processo per un presunto scandalo corruzione su affari urbanistici nel comune di Usmate Velate, nella provincia brianzola.

Inchiesta che, oltre all’arresto dell’impresario (oggi a piede libero come tutti e 10 gli imputati) aveva portato gli inquirenti a mettere i sigilli a molti cantieri delle imprese e a lui riferibili, sparsi tra la Brianza lecchese e quella monzese. Con Riva sono comparsi dunque altri nove imputati davanti al giudice per l’udienza preliminare Silvia Pansini. Tra questi, figura anche Luigi Roncalli, classe 1972, originario di Bergamo ma residente a Robbiate, coinvolto in misura minore rispetto al primo, anch’egli imprenditore come Donato e Galdino Magni, 69 e 68 anni, nati rispettivamente a Merate e a Missaglia.

Secondo quanto emerso a palazzo di giustizia a Monza, l’orientamento di Riva e Roncalli sarebbe quello di discutere l’udienza preliminare e quindi affrontare eventualmente il dibattimento, e lì difendersi dalle accuse. Per i due Magni, invece, la scelta difensiva sembra essere orientata verso il rito abbreviato. Si tratta comunque di indiscrezioni che non hanno ancora veste ufficiale.

Per l’inchiesta sugli affari urbanistici di Usmate, che vedeva al centro il personaggio di Antonio Colombo, ex funzionario comunale responsabile del settore ambiente e territorio, Riva e Galdino Magni hanno trascorso un periodo in carcere, in virtù delle ordinanze emesse ad aprile scorso ed eseguite dalla Guardia di Finanza, mentre per Donato Magni e altri imputati erano stati disposti gli arresti domiciliari. Le contestazioni mosse dal pm Carlo Cinque riguardano principalmente la modifica di destinazione d’uso di terreni che, da agricoli diventavano edificabili, aumentando esponenzialmente il loro valore, grazie al funzionario pubblico compiacente, lautamente ricompensato attraverso falsi contratti di consulenza.

Riva, dopo aver ottenuto i domiciliari, era però tornato in carcere per la vicenda del cantiere “Verde Manara” (un complesso residenziale di pregio con piscina comune) nella quale è accusato, in concorso con Colombo, di corruzione e lottizzazione abusiva aver costruito ben oltre i limiti originariamente consentiti grazie ai rapporto con il dipendente pubblico. Un caso che sta facendo discutere molto, soprattutto, per la rabbia delle oltre 20 famiglie che hanno investito nell’acquisto della casa i propri risparmi e le scelte di vita. Una situazione ancora sospesa, con il sogno che rischia di sfumare definitivamente. I promissari acquirenti, che dovranno sicuramente rivolgersi al tribunale civile, hanno chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento penale, ma la loro istanza è stata contestata dalle difese. Si aspetta la decisione del giudice.

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