Cronaca / Merate e Casatese
Mercoledì 27 Novembre 2024
Calco, due edifici abbandonati
ricovero per balordi
Due edifici abbandonati a Calco si sono ormai trasformati in un saltuario ricovero per balordi. Si tratta dell’ex mobilificio Redaelli, che si incontra sulla strada che da Calco conduce alla frazione di Arlate, e dell’edificio che una volta ospitava un negozio di frutta e verdura e che si trova a fianco di un ristorante lungo via Nazionale. Lo denuncia Giuseppe Magni, consigliere di minoranza, preoccupato della presenza di persone poco raccomandabili che circolano per le strade del paese.
«Da qualche tempo a questa parte - afferma Magni, che ha anche scattato foto delle zone attorno ai due edifici - lì dentro c’è gente che bivacca, beve, forse addirittura dorme. Sei o sette mesi fa, da quello che mi risulta, all’interno dell’ex mobilificio erano anche stati trovati dei materassi, che poi sono stati tolti. Alla proprietà dell’altro edificio, invece, era stato imposto di chiudere porte e finestre in modo da evitare che entrasse gente».
Evidentemente, le azioni intraprese non sono servite e oggi Magni torna a denunciare quanto accade sotto gli occhi di tutti e che potrebbe portare anche al verificarsi di spiacevoli episodi sul territorio. «Queste persone che si vedono di tanto in tanto stanno creando malumori in giro per il paese. Più di uno è andato a lamentarsi in municipio. Basterebbe far intervenire gli agenti della polizia locale per verificare ma fino ad ora non mi risulta sia avvenuto».
A volte, continua Magni, «si vedono queste persone per strada. Pochi giorni fa, erano nella zona dell’oratorio. Io e come me anche altri, ormai ci siamo ridotti a fare da tassisti ai rispettivi nipoti perché abbiamo paura a farli girare per strada da soli anche per fare pochi metri». Qualcosa di analogo era avvenuto anche un paio di anni fa. Allora, il problema riguardava la struttura di via Nazionale che doveva diventare un piccolo centro commerciale e che non è mai completata. Allora, il problema era stato risolto con un’ordinanza che aveva imposto alla proprietà la chiusura di tutti gli accessi.
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