Alluvione a Valencia: il racconto di un meratese

Quando martedì si è scatenato l’alluvione, a Valencia c’era anche il meratese Carlo Porro. Il fotografo con studio in via Roma era in vacanza con la moglie.

Aveva trascorso alcuni giorni prima a Valencia, per poi raggiungere il figlio che studia a Madrid. Martedì, nel primo pomeriggio, era diretto all’aeroporto di Valencia per tornare a casa quando è rimasto bloccato. «Ero sull’autostrada diretto all’aeroporto. Avevamo il volo alle 21 e pensavamo di arrivare con largo anticipo. A un certo punto, però, ci siamo ritrovati bloccati. Temevamo di perdere l’aereo. Quindi, siamo usciti e abbiamo seguito altre auto. Ci siamo subito resi conto che le strade erano allagate, piene di fango e rami e che era impossibile viaggiare».

A un certo punto, mentre ancora tentava di raggiungere Valencia, la strada è stata sbarrata dalla Guardia civil. «Ci hanno imposto di tornare indietro. Ci siamo fermati, come molti, in un autogrill, dormendo qualche ora in auto. Dal cielo scendevano secchiate d’acqua. Una cosa mai vista. Ci sentivamo come topi in trappola. Vedevamo cadere fulmini a ogni istante. Comprendevamo che la situazione era grave ma non pensavamo tanto». Porro è poi rimasto colpito dal messaggio giunto sul telefonino. «A un certo punto, tutti i telefoni si sono messi a squillare contemporaneamente ed è arrivato un messaggio in spagnolo, che diceva di non uscire e stare in casa». «Alle 4 ci siamo svegliati e avendo ancora la strada bloccata ci siamo diretti verso Madrid. Mentre percorrevamo la strada, nella direzione opposta abbiamo visto una colonna infinita di mezzi di soccorso diretti verso Valencia e capito che era successo qualcosa di grave». Solo l’indomani mattina, Porro e la moglie hanno compreso l’entità del disastro a cui sono scampati e saputo quanto tragico fosse il bilancio dell’alluvion

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